Daniele Vicari riscatta il cinema italiano. Alla Festa di Roma regala un bellissimo film prodotto da Fandango di Domenico Procacci con Rai Cinema, che Koch Media porterà in sala nei primi mesi del prossimo anno, che fotografa con dolcezza e crudeltà la dura realtà del nostro vivere quotidiano. La danza fa prepotentemente da contrappunto a questo squarcio di vite che tentano di farcela, madide di amore, solitudine, duro lavoro, bellezza, bruttezza. Vicari, che è anche autore della storia, l’ha affidata nelle solide mani di attori collaudati come Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari, Francesco Acquaroli, Giulia Anchisi, Chiara Scalise, Giordano De Plano e Paola Tiziana Cruciani.
Una pellicola che si distacca dalle solite commediole insulse che ci vengono propinate a raffica e sicuramente riporterà nelle sale quel pubblico disilluso che va a caccia sul grande schermo di bellezza e emozioni. Finalmente le troverà in un film necessario, potente, che parla di normalità, che si cala nei sentimenti e nei dolori della maggioranza della gente, anche quella che non ha grossi problemi economici, ambientato tra l’hinterland e la Capitale, bella e dura.
Per Eli (Ragonese), sette giorni su sette sveglia alle 4 e mezza e rientro a casa mai prima delle 22, con occhio sempre attento anche a distanza ai quattro figli da gestire con l’aiuto del marito disoccupato (Montanari)e dell’amica del cuore (Grieco) che lavora di notte nei locali come ballerina e il pomeriggio si presta amorevolmente e disinteressatamente a darle una mano coi marmocchi. Un estenuante viaggio tra corriera, treno, metro che dall’alba a notte fonda la porta avanti e indietro dal bar di Nicola, ruvido e frustrato datore di lavoro, insensibile alle sue urgenze familiari, che comunque non spegne mai il suo sorriso e la disponibilità verso i clienti. Verso la vita.
Un film semplice, come il verso della canzone da cui è tratto il titolo, come semplici sono le esistenze di cui racconta, la cui vita quotidiana però, come quella di milioni di persone che non ricevono sicurezze dallo Stato, è invece molto difficile. Non ci sono sparatorie, tossicodipendenze, violenze e degrado portate all’esasperazione perché, come sostiene l’autore, la vera tragedia della nostra epoca risiede nel senso d’impotenza generale che ci attanaglia e, per una sempre più larga fascia della popolazione, nell’impossibilità di realizzare obiettivi minimi.
“Il film non parla della marginalità ma della vita di tutti noi e per questo ci tocca, ci riguarda, a volte ci travolge – spiega Vicari presentando il film con il cast -. Un film di sentimenti, di relazioni umane, di umanità, il cui limite viene spostato sempre più avanti. Eli affronta la vita con grazia, è una donna equilibrata che si relaziona con gli altri in modo schietto, mai accusatoria, solo ferocemente critica, una supereroina della quotidianità”.
Per la Ragonese accettare il ruolo è stata una sfida. “Ho avuto molta paura a confrontarmi con un personaggio così difficile, che vive in luoghi non luoghi – racconta -. L’ho affrontato con semplicità, creando prima delle riprese una stretta relazione con gli altri interpreti”.
“Quando uno vive combatte, altrimenti muore subito – aggiunge Montanari spiegando il suo personaggio-. Un combattimento non aggressivo per la sopravvivenza, lui mette da parte le frustrazioni di maschio e affronta la vita senza vittimismo”.
La danza, spiega Vicari, non è un orpello, interpreta la vita e la morte e con la musica dà la cadenza alla storia, ne fornisce la chiave poetica. Eva Grieco, che nella vita è una danzatrice contemporanea, ha creato tre momenti del film che danno la lettura politica della storia. “La politica nel film è solo figurativa, noi subiamo le conseguenze del potere che passano nelle nostre vicende della vita”. Procacci, che ha avuto difficoltà a trovare i finanziamenti per un film dal contesto “difficile” racconta che leggendo il copione si è commosso: “Racconta le gente che normalmente il cinema ignora, racconta il nostro paese con verità”.