In sala dal 30 aprile il nuovo film di Silvio Soldini
Una storia semplice. Due persone qualsiasi che si innamorano, la loro vita raccontata come in un documentario. Silvio Soldini ha impostato così il suo nuovo film Cosa voglio di più, nelle sale da venerdì 30 aprile in 270 copie. Protagonisti-amanti Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino. Anna, impiegata modello, vive la scialba routine nell’hinterland milanese con l’affettuoso e servizievole compagno (Giuseppe Battiston). Domenico, cameriere con moglie e due figlie a carico, fatica a sbarcare il lunario e si ritempra facendo il sub in piscina. L’incontro, casuale, la passione improvvisa, il sesso consumato freneticamente nel classico, anonimo motel, le inevitabili bugie in famiglia, tra messaggini nascosti e telefonate a bassa voce chiusi in bagno, le amiche di lei che sanno e non sanno o comunque fingono di non sapere, le gelosie, le liti.
Insomma, una storia di normalissima quotidianità, di banalissimi tradimenti coniugali tra gente dell’anonima periferia, con pochi soldi e pochi sogni. Un film ben scritto, ben fatto e assai ben recitato ma che alla fin fine ti scivola addosso. «Racconto una situazione di assoluta normalità – conferma il regista -, questa era la sfida: raccontare tutti i passaggi dell’anima, le sfumature del quotidiano, sottolineare come la mancanza di soldi e la sfiducia nel futuro condizionino le passioni». Soldini voleva anche indagare sul rapporto tra il centro della città e la periferia: «Molto cambiato negli ultimi tempi, sia dal punto di vista sociologico che pittorico». «È un film sulla qualità dell’amore, diviso tra passione e sentimenti coniugali – spiega Favino -. C’è un’angoscia congenita e la preoccupazione per il domani di due persone che vivono una passione travolgente senza essere divi da copertina».
«Una love story orfana di glamour – continua Favino – e un racconto sociale senza pietismi. E c’è un regista sensibile che racconta tutto questo tenendosi in bilico tra distacco e partecipazione. La cosa difficile è stato intercettare senza retorica un certo ambiente proletario». «È stata un’esperienza totalizzante, tra le più intense della mia carriera – gli fa eco Alba –, qualcosa di viscerale che ha coinvolto tutto il cast». Nessun problema per i due a girare le tanto strombazzate scene di sesso, che nulla hanno di eccessivo e tantomeno di volgare (si è visto di più e di peggio, anche in tv!). «Silvio sa raccontare con grazia e sentimento – dice Favino – ti porta nelle cose con meticolosità e attenzione. Ci sono stati momenti di autentica fatica personale in cui il coinvolgimento era totale». «C’era un’enorme fiducia reciproca – aggiunge Alba – nessun voyerismo, lo sguardo di Soldini non giudicava mai, ci siamo mossi con estrema libertà. Alla fine Anna sceglie, con un atto di coraggio, una prospettiva sul futuro».