Il tradimento viene da sempre descritto, da psicologi e sociologi di tutto il mondo, come uno dei traumi
più gravi a livello sentimentale che un essere umano possa subire. Proprio per questo, risulta estremamente difficile che un romanzo incentrato su una tematica tanto delicata possa, in qualche modo, assumere connotazioni che si distacchino troppo dalla sua intrinseca drammaticità. Ma, come spesso accade nella vita, dalle situazioni più tragiche si riesce ad uscire solamente prendendola con filosofia. È per questo che “Scusate… se ho fatto presto!”, romanzo d’esordio del noto compositore romano Giuseppe Marcucci, pubblicato da Viola Editrice, si presenta come un testo ironico, divertente, comico al punto da sfiorare il grottesco, ma non per questo privo di attente considerazioni umane e profonde riflessioni introspettive.
Fin dalle prime pagine del libro emerge chiara la disarmante onestà di Marco, un protagonista che indossa alla perfezione le vesti della classica persona perbene. Un uomo talmente in buona fede da stentare a riconoscere il marcio nella sua donna perfino di fronte alla dura realtà dei fatti che, una volta accettata, lo porta ad un inesorabile crollo emotivo che culmina nella disperata ricerca della morte: unica soluzione concepibile per un puro come lui. Purtroppo o per fortuna, però, Marco vede sfumare, uno dopo l’altro, tutti i suoi bizzarri tentavi di suicidio in uno strampalato susseguirsi di eventi e situazioni paradossali, fino a quando una provvidenziale intuizione lo folgora, riportandolo alla ragione. A Marcucci, dunque, il grande merito di regalare al nascente pubblico dei suoi lettori un romanzo non solo esilarante ma anche e soprattutto “terapeutico”, in grado di svelare la più semplice e vera della morali: tutto il dolore che la vita ci riserva possiamo gettarcelo alle spalle solo seppellendolo sotto una fitta coltre di risate alla faccia del destino, per quanto beffardo possa esser stato.
Chiara Campanella