‘Si va in manicomio per imparare a morire’ scriveva Alda Merini in uno dei suoi aforismi più famosi. E invece “la poetessa dei navigli” amava la vita e amava l’amore. Anna Foglietta darà corpo e voce a una giovane Merini in profondo conflitto con un mondo che non la comprende e di cui non accetta le etichettature in La pazza della porta accanto, in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 22 novembre all’11 dicembre con la regia di Alessandro Gassmann.
Un intenso atto unico di Claudio Fava che vuole essere un omaggio alla figura di una donna dalla straordinaria parabola artistica e umana, ai suoi versi dalla forte componente mistica. Ma anche un atto di denuncia civile e sociale contro i trattamenti subiti da chi, proprio come Alda Merini, ha conosciuto la discesa agli inferi nei manicomi prima della Riforma Basaglia del 1978, che Gassmann approfondisce e porta sul palcoscenico.
La drammaturgia di Fava scorre senza interruzione, sonda gli abissi della mente di Alda, il suo rapporto con i compagni di degenza, la nostalgia per la famiglia e le figlie, rivela il suo senso profondo della maternità, la sua fede religiosa, la capacità di resistere alla cattività forzata del manicomio, l’aspirazione profonda alla libertà del corpo e della mente.
Il testo si sviluppa all’interno di un ospedale psichiatrico e ripercorre la sua drammatica esperienza. Erano gli anni in cui la parola “depressione” non si conosceva e chi soffriva di questa malattia veniva definito pazzo. Erano anche gli anni in cui negli ospedali psichiatrici praticavano l’elettroshock e i bagni nell’acqua gelata.