Anche la commedia quest’anno concorrerà per aggiudicarsi il suo primo Nastro d’Argento
Una bella e meritata promozione per un genere che ha fatto grande il cinema italiano per poi finire nel dimenticatoio e ora tornare a scalare le vette del botteghino, con incassi milionari, e del gradimento del pubblico. Il Sindacato dei Giornalisti Cinematografici (Sngci) che ogni anno assegna il prestigioso riconoscimento, ha dedicato la prima cinquina al grande sceneggiatore Furio Scarpelli da poco scomparso. L’annuncio ufficiale sarà dato insieme alle altre candidature il 27 maggio a Roma, nella prestigiosa sede dell’Accademia di Francia, mentre la consegna dei Nastri avverrà il 19 giugno al Teatro Antico di Taormina, trasmessa in differita da RaiUno. A scendere in campo per aggiudicarsi il titolo di migliore commedia saranno i film Genitori & figli: agitare bene prima dell’uso di Giovanni Veronesi, Happy Family di Gabriele Salvatores, Io, loro e Lara di Carlo Verdone, Mine vaganti di Ferzan Ozpetek e l’outsider Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante interpretato dal comico televisivo Checco Zalone che, a sorpresa, ha sbancato i botteghini.
La “promozione” della commedia è stata accolta con favore dagli addetti ai lavori presenti all’annuncio. Il presidente dei Sngci, Laura Delli Colli, spiega che il direttivo «Ha così voluto valorizzare il genere che ha reso grande il cinema italiano anche all’estero e offrire una segnalazione in più ad autori e produttori ma anche ai cast dei film che spesso conquistano anche gli spettatori e il botteghino». «Abbiamo bisogno di sorridere alla vita – dice il produttore Pietro Valsecchi – per questo il pubblico sceglie le commedie. Scarpelli diceva che il cinema vive di belle storie e di personaggi, per questo le commedie sono importanti. Si dovrebbe puntare con piu’ coraggio sugli autori emergenti». «La commedia è la locomotiva del cinema italiano, va tolta dal ripostiglio, senza polemica – gli fa eco Carlo Verdone -. È un genere in cui stiamo alzando il tiro della qualità, un premio aiuta a migliorarci, a non sentirci più la ruotina del carro». «Poter ridere anche alle tragedie mi piace molto, anche nella vita – aggiunge Ozpetek -. Vedere il pubblico che ride è il premio più bello, è come una droga».