Ma dov’è finito il Festival della canzone italiana? Sanremo è ormai un mega show come tanti, lungo, macchinoso e anche noioso, che non rende giustizia alle novità musicali di casa nostra, passate ormai in secondo piano. La 67° edizione è partita prima delle 21 all’insegna della nostalgia del glorioso passato. Avvinghiata all’Edera di Nilla Pizzi, ha ripercorso tutte le storiche tappe che hanno reso famosa nel mondo la kermesse della città dei fiori, con una vetrinetta canora di tutti i big di allora, con francobolli dei brani indimenticabili di Celentano, Mina, Battisti, Bertè, Dalla, Bobby Solo, Vanoni, Vasco. Poi, sul palco flagellato da gelidi led, si abbassano le luci per Tiziano Ferro che, in bianco e nero, omaggia Tenco a cinquant’anni dalla sua tragica morte sanremese. Emozione stoppata subito dall’ inutile “cazzeggio” dei concorrenti d’oggi pronti al via, seguito da spot fiume di redditizia pubblicità che allungano l’attesa per l’ascolto delle nuove canzoni.
Carlo Conti scende finalmente la fatidica scala annunciando l’inizio di qualcosa di unico, irripetibile, che invece somiglia inesorabilmente a uno dei suoi soliti “tale e quale show”. Maria De Filippi, in nero luccicante, riferendosi all’abbronzatura da negroide del conduttore, non risparmia qualche scontata frecciatina a Trump, attenta che sedendosi sulla scalinata non le si vedano le mutande! Finalmente la prima canzone, di Giusi Ferreri, ma subito dopo via ai doppi sensi. Parlando di signorine “ormonose” che sbavano per il “sex pack” dell’uomo sex symbol, la padrona di casa avvia un “collage” di immagini di Raoul Bova, che piomba finto-sornione sul palco e annuncia l’esibizione di Elodie, creatura di Amici di Maria, che canta un brano dell’altra creatura, Emma Marrone. (poi c’è ancora chi si chiede come si accede al Festival!).
Pochi brani e altro stop fiume, per non dimenticare gli “eroi del quotidiano” . Uomini e donne di protezione civile, pompieri, Cri, GF, esercito, schierati sul palco raccontano per l’ennesima volta le loro peripezie tra slavine e terremoti. Mezz’ora di ricordi che, sì, va bè, ma che c’azzeccano con la canzone italiana? E come trascurare il fenomeno bullismo tanto in voga? Largo dunque pure ai ragazzini con magliette che parlano di classi “debullizzanti” invitando i coetanei a “denunciare” i compagni cattivi. Alle 22 l’ ennesima redditizia pubblicità lascia il video a Crozza, a cui il passaggio in Rai da La7 sembra aver spento la graffiante vena satirica, ridotta alla ormai stantia presa in giro di Renzi (con la solita parrucca e dentoni) e Salvini. Per ascoltare la quinta canzone, bella, della Mannoia, si devono aspettare le 22,30. L’ottavo brano arriva alle 23,30! Insomma, uno stillicidio. Ma dov’è finito Sanremo?