In occasione del 150esimo anniversario della nascita, il Teatro Sala Umberto di Roma rende omaggio a Luigi Pirandello attraverso l’adattamento teatrale del più celebre dei suoi romanzi: Uno Nessuno Centomila, con Enrico Lo Verso e la regia di Alessandra Pizzi, in scena dal 20 al 30 aprile.
E’ la storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio minimo, insignificante . Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano intorno ad un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità, lasciano il posto alla ricerca del sé autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, e nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila, per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita.
“Avrei voluto che Pirandello fosse vivo, per mostrargli la grandezza della sua parola, la contemporaneità di un messaggio, più attale oggi a 100 anni dalla sua formulazione, il bisogno impellente, necessario, autentico del pubblico di approvvigionarsi della conoscenza di sé, di leggere per provare a decodificare quei segni della quotidianità come codici di accesso ai meandri delle proprie emozioni” commenta Alessandra Pizzi, che cura la regia e l’adattamento teatrale del romanzo, reso in forma di monologo.
Lo spettacolo rompe gli schemi, toccando uno dopo l’altro i conflitti di un’esistenza: il rapporto con i genitori, i dubbi sulla provenienza, il rapporto dei generi, la ricerca dell’identità ed, in fine, l’affermazione di sé.
L’ultimo romanzo di Pirandello riesce a sintetizzarne il pensiero nel modo più completo. Lo stesso autore di Girgenti, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.
Lo Verso mette in scena un contemporaneo Vitangelo Moscarda, sottolineando la contemporaneità di un messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla quotidiana di omologazioni, la voglia di assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli, la paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”, autentico, vero, necessario.