Matteo Cerami debutta alla regia con una commedia amara che si ispira a Sergio Citti
Trent’anni dopo Vincenzo Cerami, Gianfranco Piccioli, Gigi Proietti e Ninetto Davoli si ritrovano sulla spiaggia romana di Ostia per rinverdire le emozioni di quando nel ‘77, con Sergio Citti, dettero vita al film Casotto. Oggi dietro la macchina da presa c’è il figlio di Cerami, Matteo, che a quei tempi non era ancora nato ma che oggi, con Tutti al mare, vuole riportare in vita quel campionario di varia umanità, in versione secondo millennio. Personaggi ridicoli, comici, patetici, sopra e sotto le righe come allora, ma che oggi, invece di “spogliarsi” delle loro tragicomiche maschere tra le pareti di un grande spogliatoio pubblico, ruotano a getto continuo intorno ad un più moderno chiosco balneare, trattati dagli autori con la stessa “pietas” dei loro predecessori. Matteo Cerami ci tiene però a precisare che non si tratta di un remake di Casotto.
«Del film di Citti abbiamo preso lo spirito – spiega il giovane regista -. L’Italia di allora segnata dalla fame è morta e sepolta, quella di oggi è bulimica, superficiale, insegue miti molto diversi. Volevamo però dare ai personaggi la possibilità di continuare ad esistere con le loro maschere anche in questa commedia molto corale, profonda, amara, tenera e comica, con dialoghi ‘sporchi’, situazioni improvvise, colpi di scena, in un’ambientazione metafisica, sospesa, claustrofobica, come questo chiosco aperto sul mare, il vero protagonista». Un cast stellare che, come allora, si accontenta di recitare a basso costo, visto che il film (che potrebbe esordire ad ottobre al Festival di Roma) ha un budget di circa 2 milioni e mezzo di euro, coperti per l’80% dalla Film Vision di Piccioli e Gianluca De Marchi, per il 20% da Rai Cinema, e mezzo milione viene dal fondo ministeriale per le opere prime.
«Allora attori come Stoppa, Tognazzi, Melato, Placido, Proietti recitarono praticamente gratis – ricorda Cerami padre -, solo la allora già premio Oscar Jodie Foster ricevette trenta milioni, e alla Deneuve regalammo un anello di Bulgari che, schiaffeggiando Proietti, le volò via dal dito e non fu mai ritrovato». Proietti abbozza divertito a quei ricordi, felice di ritrovarsi con vecchi amici come Cerami, Piccioli e Davoli, e con nuovi compagni e bravi attori come Marco Giallini e Ilaria Occhini, madre invalida e prepotente col figlio gestore del chiosco; Anna Bonaiuto, nei panni dell’ esperta di problemi di cuore che tiene banco nella rubrica pomeridiana televisiva sulla rete di punta; Ambra Angiolini e Claudia Zanella, due hostess-amanti; Sergio Fiorentini, nonno di numerosa e variegata prole; Ennio Fantastichini, emblematico personaggio che tenta (soprattutto a parole) il suicidio. Davoli è il pescatore che spaccia per fresca la sua merce surgelata, Rodolfo Laganà fa il benzinaio, Lele Vannoli il tassinaro, e pure Vincenzo Cerami si è ritagliato un ruolo: l’uomo che parla col pappagallo, ossia una sorta di “grillo parlante” della vicenda.