Dal 2 luglio nei cinema “Brotherhood” di Nicolo Donato
Allo scorso Festival di Roma Brotherhood – Fratellanza del regista italo-danese Nicolo Donato ha vinto il Marc’Aurelio d’oro come miglior film. Il 2 luglio arriva nelle sale, vietato ai minori di 18 anni, distribuito in venti copie da Lucky Red e con inevitabile strascico di polemiche. Per il tema forte (e purtroppo d’attualità anche da noi): il neonazismo e l’intolleranza nei confronti delle persone omosessuali in Danimarca. E per le scene d’amore senza veli tra i due protagonisti: due nerboruti ragazzoni con le svastiche tatuate sul collo, tra crani rasati, bandiere del Terzo Reich, le azioni punitive contro gli immigrati pachistani. «Non è né un gay movie né un nazi movie – ha subito messo le mani avanti il regista, allievo di Lars Von Trier, a Roma per presentare il film -.Volevo fare un film su una storia d’amore e l’ho inserito nel contesto neonazista per mostrare come l’amore è più forte di tutto e che non si può dire di no al sentimento perché prima o poi emergerà, esige rispetto».
«É vero che la prima idea mi è venuta vedendo il documentario Men, Heroes, Gay Nazis e il contesto neonazista mi è sembrato subito ideale come ambientazione per la mia storia. Ma non è né American History X né I Segreti di Brokeback Mountain». Lars, il biondo protagonista, deluso da una mancata promozione, decide di lasciare l’esercito. Tornato a casa è attratto ad un movimento neo-nazista ma, soprattutto da Jimmy, un membro attivo del gruppo col cranio rasato e svastiche tatuate in tutto il corpo. Tra i due nascerà una relazione segreta, ma quando il loro amore proibito verrà alla luce, la dura punizione del gruppo non si farà attendere. Il film non è tratto da una storia vera. «Anni fa mi colpì un documentario sull’omosessualità tra i naziskin – dice Donato -. Dopo la morte di un loro leader di Aids si scoprì che di giorno faceva il neonazista e di sera cercava uomini ad Amburgo».
Sin dai primi ciak, racconta, sul set si era creata una certa tensione: «La prima scena è stata girata nei pressi di una torre che è un luogo di ritrovo abituale di gruppuscoli neonazisti. Abbiamo dovuto ingaggiare delle guardie che tenessero d’occhio la situazione, ma non ero lo stesso tranquillo. Fortunatamente poi si è svolto tutto senza problemi. Oggi invito quelle persone a vedere il film, per riflettere sul rispetto nei confronti degli altri». Mentre lavorava alla sceneggiatura lesse sui giornali di un personaggio che si autodefiniva “nazista biologico”. «Ho riso come un pazzo – ricorda – e ho deciso di inserire anche questa tematica ecoloica nel film». Per la ricostruzione degli ambienti si è avvalso della collaborazione di un amico che in gioventù ha fatto parte del movimento neonazista e, prima di dissociarsene, ha scontato cinque condanne in carcere. «Gli ho garantito l’anonimato per proteggerlo da eventuali ritorsioni – dice Donato -, ma la sua esperienza è stata fondamentale perché mi ha insegnato che tutti possiamo cambiare. Se fosse ancora un nazista o un razzista non potrebbe essere mio amico».
Nel film il regista cita anche Ernst Röhm, il nazista braccio destro di Hitler che fu giustiziato con la scusa della sua omosessualità mentre il vero motivo fu che stava diventando troppo popolare da far ombra allo stesso Führer. La figura più controversa del film è Jimmy (l’attore svedese David Dencik): un nazi duro e puro che vive la propria omosessualità con un forte conflitto interiore. «Il mio rapporto con David durante le riprese è stato molto intenso, fino allo scontro – ricorda Donato -, ha una personalità molto forte, abbiamo creato insieme il suo personaggio cosi’ drammatico». I suoi set sono molto minimali, usa poche luci e, solitamente, una camera a spalla. Gli attori si devono preoccupare solo del personaggio, se dimenticano una battuta poco importa. La colonna sonora del film non è “nazirock”, punta sulle sonorità indie. «La musica si intona ai sentimenti dei protagonisti – spiega il regista – e con la fotografia è il vero valore aggiunto di un film». ll suo prossimo progetto sarà August, storia d’amore di un uomo che dopo la morte della figlia e una grande depressione torna alla vita innamorandosi di nuovo.