Il profondo confitto interiore di una donna combattuta tra un amore razionale e uno passionale è al centro del film 7 giorni di Rolando Colla, nelle sale dal 24 agosto. Ma è Levanzo, la più piccola e disadorna isola delle Egadi, la vera protagonista della storia appassionata che scocca fulminea e inaspettata tra Ivan (Bruno Todeschini) e Chiara (Alessia Barela) catapultati in questo ruvido e magico scenario per organizzare il matrimonio del fratello di lui Richard (Marc Barbè), con la migliore amica di lei, Francesca (Linda Olsansky).
Una forte attrazione li travolge fin dal primo incontro ma entrambi tendono a ritrarsi: lui ancora ferito dal fallimento del suo ultimo rapporto e lei, sposata da anni con Stefano (Gianfelice Imparato), non vuole mettere in pericolo il suo matrimonio. Decidono razionalmente di vivere comunque la loro storia fino all’arrivo degli ospiti per la cerimonia. Nel loro piano non hanno però preso in considerazione l’amore.
Un film contro la rassegnazione, lo definisce l’autore. Una storia anche personale, ammette Colla, di un uomo che ritorna in vita, un po’ come accade anche all’isola su cui nasce e cresce la vicenda che cattura profondamente anche lo spettatore. “La vita ci trova, anche se noi ci nascondiamo, ci ritiriamo, ci richiama per farne parte” spiega il regista svizzero. Levanzo con la sua natura selvaggia, il faro in rovina, un pugno di abitanti per lo più anziani, lo hanno subito ispirato, invogliandolo a riportare nel film i loro canti antichi, la loro cucina ruspante, la loro semplice gioia di vivere.
L’aspetto claustrofobico dello scenario non ha sortito però lo stesso fascino sulla protagonista, che ha vissuto con fatica per tre mesi lontana dal mondo “civilizzato”. “Puoi starci bene solo se psicologicamente stai veramente bene con te stessa – spiega Alessia -. Colla l’ha scelta apposta perché offre poco e dà un forte senso di isolamento. Vivi nelle case dei pescatori, c’è un solo negozio che offre ciò che è arrivato, una situazione fondamentale per la costruzione dei protagonisti, necessaria per raccontare la necessità per loro di fermarsi, far riemergere certe passioni sopite”.
E’ il secondo film che gira con Colla e il suo ruolo era talmente interessante, cosa ormai rara per un’attrice, che non ha esitato ad accettare. Tra lei e l’italo-francese Todeschini si è creato subito un feeling. “Ho visto in Bruno una persona autentica, molto sensibile, libera, era intimidito come me nelle scene di sesso, è stato un incontro fortunato”. Rischiavano però di venire fagocitati dal regista, che definisce “Un maniaco della precisione. Ha scelto gli altri interpreti tra gli isolani e in veri centri di recupero per tossicodipendenti, non ha paura di mostrarli con tutte le loro asperità, rendendoli poi man mano accettabili dal pubblico. Per lui è un’ossessione rappresentare la realtà più cruda, anche l’acqua è sempre un elemento importante”.