Non è una novità che gli attori delle fiction talvolta muoiano e poi tornino in vita. E’ il caso di Aurora, protagonista del melò a tinte gialle Le tre rose di Eva, che torna a casa dopo due anni dal suo presunto omicidio dando così la stura alle nuove avventure della quarta stagione del melò a tinte gialle dirette da Raffaele Mertes in onda da domenica 5 novembre e poi il giovedì in prima serata su Canale5 con dieci nuove puntate.
Nella fiction che ha conquistato il pubblico del mondo, dagli Usa al Vietnam, Anna Safroncik ha sempre al suo fianco Roberto Farnesi, Giorgia Wurth, Luca Capuano, Euridice Axen, Karin Proia, Luca Ward con le new entry Fabio Fulco, Daniela Poggi, Corrado Tedeschi, Laura Torrisi, Riccardo Polizzy Carbonelli.
Aurora dunque è viva, ma Villalba non è più la stessa dopo l’alluvione che ha spazzato via vigneti e abitazioni, anche la casa dove viveva con le sorelle. Tra accuse di sabotaggio della diga rivolte alla potente famiglia di vicini, omicidi stavolta veri, sospetti, vendette, il groviglio di sentimenti contrastati dovrà trovare una via. Il gioco di passioni e potere sarà esaltato dall’arrivo di una donna misteriosa che tirerà le fila di ogni avvenimento e da una ragazza misteriosa con informazioni cruciali per Aurora e sorelle.
Nelle nuove puntate c’è un evidente parallelismo con la prima serie in cui Aurora, dopo aver scontato in prigione otto anni da innocente, tornava a Villalba determinata a riconquistare il proprio ruolo nella comunità. I sentimenti tornano dunque a essere l’elemento cardine delle nuove vicende delle sorelle Taviani e di Alessandro Monforte, ma in chiave più attuale, più aderente ai problemi di oggi.
Di Aurora si era visto il funerale ma non il suo corpo senza vita. “Tutti la credevano morta ma non era così. Non c’è niente di sovrannaturale o di forzato, semplicemente non era morta – racconta Safroncik- . Aurora ricompare ed è sempre lei. ll primo giorno di riprese mi è sembrato che non ci fossimo mai lasciati”.
“Abbiamo abbandonato il lato mystery e noir per concentrarci più sui sentimenti e sugli aspetti legati al lavoro delle famiglie – spiega il regista -, che producono vino e molte scene sono girate nei vigneti”.