Solitudine, passione fisica, disagio mentale sono gli elementi intorno ai quali ruota Napoli Velata di Ferzan Ozpetek, una commedia dark a tinte gialle coprodotta e distribuita da Warner Bros, con Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi contornati da una schiera di ottimi attori tra cui un impareggiabile Beppe Barra e il meglio del Gotha cinematografico femminile con al centro Anna Bonaiuto, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Isabella Ferrari, Loredana Cannata.
Stavolta il regista italo turco confeziona un mistery che sfocia nel thriller, pieno di sorprese e colpi di scena, ritraendo magnificamente una Napoli insolita, oscura e affascinante, sospesa tra magia e sensualità, ragione e follia, velata da un mistero che avvolge l’esistenza della protagonista, travolta da un amore improvviso e un delitto violento. Un film sulla passione d’amore e dei sentimenti, stravolti da vicende sconcertanti che si susseguono fino alla fine della pellicola, che si chiude con un inaspettato colpo di scena, il tutto sottolineato dalla suggestiva colonna sonora di Pasquale Catalano e dalla voce di Arisa che interpreta Vasame di Enzo Gragnaniello.
Curando sei anni fa la regia di un’opera lirica al Teatro San Carlo, Ozpetel assistette alla ‘figliata’, un rito arcaico legato alla cultura dei ‘femminielli’ che mette in scena il parto maschile. Tra attori e pubblico veniva steso un telo semitrasparente perché la verità va più sentita che guardata direttamente negli occhi. Così come accade per la suggestiva scultura marmorea del Cristo Velato su cui la copertura rivela ancora meglio le forme del volto. Un inno all’ambiguità che gli sembrò perfetto per raccontare una città in cui convivono religione e scienza, paganesimo e cristianesimo, superstizione e razionalità, per raccontare come una donna sconvolta da un avvenimento traumatico fosse costretta a rimettere in discussione tutta la propria vita e a intraprendere un viaggio interiore ambiguo e sfuggente che la portasse a indagare dentro se stessa e il proprio passato.
Mezzogiorno, che torna a lavorare con Ozpetek quindici anni dopo La finestra di fronte, racconta di non aver provato imbarazzo o tensione nel girare le bollenti scene di sesso con Borghi che danno la stura al film, perché ogni ingranaggio è fondamentale per lo sviluppo della storia. “Napoli è femmina e per Ferzan è l’ oggetto da amare – sottolinea Barra -, è stato gratificante scoprire angoli sconosciuti anche a noi napoletani, mi ha fatto entrare nell’utero della mia città, magica, colta, esoterica”. Ogni inquadratura sembra un quadro, e proprio l’estetica è il grande pregio del film.