Un set stupefacente come Roma non sembra ispirare al meglio famosi, attempati registi stranieri. Prima lo statunitense Woody Allen e ora il britannico Ridley Scott, entrambe ottantenni, hanno preso i più triti luoghi comuni sul nostro Stivale come cornice delle loro storie, dipingendo un quadretto da soap opera più che da grande film.
Il padre del mitico Gladiatore, dei fantascientifici Alien e Blade Runner, per il suo venticinquesimo film è scivolato su questa buccia di banana, facendo macchiette di camorristi, poliziotti, brigatisti e prostitute made in Italy nel film Tutti i soldi del mondo,nelle sale con Lucky Red, sul cruento rapimento a Roma nel 1973 del nipote del magnate del petrolio J.Paul Getty, l’uomo più ricco del mondo, con protagonisti gli ineccepibili Christopher Plummer e Michelle Williams.
Un grande aiuto a far meritare a Scott l’insufficienza glielo ha dato il pessimo doppiaggio italiano, su cui ormai è bene stendere un velo pietoso. Anche la ricostruzione storica lascia parecchio spazio alla fantasia del regista e del suo cosceneggiatore David Scarpa, che anticipano persino di qualche anno la vera data della morte del grande vecchio, facendola coincidere con la liberazione del nipotino.
Lo scontro tra il nonno ricchissimo, avido, arido e tirchio, che dichiara subito di non voler pagare il riscatto per non mettere a rischio rapimento anche gli altri nipoti, e la ex nuora testarda, mamma disperata del ragazzo rapito priva di soldi sufficienti per liberarlo, si rivela un’occasione mancata per dare corpo e vera tensione al film, che man mano scivola in situazioni quasi comiche che ritraggono forze dell’ordine da barzelletta, con poliziotti corrotti e imbecilli, carcerieri rudi ma dal cuore d’oro, membri delle Brigate Rosse al limite della farsa.
Chissà come sarebbe riuscito il film con l’interpretazione di Getty affidata a Kevin Spacey che, messo al bando per lo scandalo molestie sessuali durante le riprese, è stato sostituito in corsa con l’ottimo ultraottantenne Plummer, cui è toccato un vero e proprio tour de force per rigirare al volo le scene del collega censurato.