Martedì 9 luglio alle ore 19.30 nell’Area Verde dell’Istituto penitenziario di Rebibbia sfilerà la seconda collezione di abiti sartoriali maschili realizzata dai detenuti che hanno frequentato il primo e il secondo anno del corso di taglio e cucito. Il progetto “Made in Rebibbia. Ricuciamolo insieme”, partito il 25 settembre 2017 grazie all’accordo tra l’Accademia Nazionale dei Sartori e l’Istituto penitenziario di Rebibbia, sostenuto dalla BMW Roma che ha finanziato l’acquisto di materiale didattico e delle attrezzature e da Drapers che ha fornito i tessuti, rientra nel più ampio piano di rieducazione e recupero.
In passerella i risultati dei primi due anni di corso: giacche, gilet, pantaloni interamente realizzati dai detenuti aspiranti sarti che, per una sera, saranno anche indossatori. Il défilé, condotto da Paolo Cecinelli e Francesca Mercantini, sarà costituito da esclusive creazioni della collezione estiva e invernale “Made in Rebibbia” che racchiudono la proposta stilistica del laboratorio di Alta Sartoria. La finalità del percorso didattico, giunto ormai al secondo anno, è quella di contribuire al reinserimento sociale attraverso la formazione di figure professionali in grado di rispondere alle richieste del mercato. Il primo segno tangibile di questo percorso è l’ottenimento, per uno degli allievi del corso, di un permesso speciale utile a seguire lezioni di taglio e cucito all’esterno dell’istituto penitenziario: per un giorno la scuola si è spostata presso l’Atelier Ilario Alta Sartoria Italiana.
La realizzazione della sfilata è interamente curata dai detenuti mentre l’attività didattica è condotta dai due maestri sarti della Scuola dell’Accademia Sartoriale più antica d’Italia. L’apertura della scuola di sartoria all’interno delle mura carcerarie nasce dall’idea dell’ex Presidente Ilario Piscioneri, venuto a mancare poco più di un anno fa, per permettere ai detenuti di acquisire un mestiere e avere la possibilità di trovare lavoro in un laboratorio sartoriale o organizzarsi autonomamente, dopo aver scontato la pena. L’apprendimento dell’arte del cucito richiede pazienza, precisione, autocontrollo, doti importanti anche per realizzare un percorso di recupero e reinserimento.