Mediaset alza il tiro e si converte al legal-thriller, genere tanto amato negli States ma poco praticato dalle nostre tv, con Il Processo, otto episodi distribuiti in quattro prime serate da venerdì 29 novembre su Canale5, coprodotto da RTI con Lucky Red. Scrittura intrigante che esalta la sensualità narrativa e il mistero della storia, impossibile da dipanare assicurano gli autori, capitanati da Alessandro Fabbri, fino alla fine dell’ultima puntata, con Vittoria Puccini, Francesco Scianna, Camilla Filippi, Roberto Herlitzka, Simone Colombari, Maurizio Lastrico, Euridice Axen, Tommaso Ragno, diretti con mano molto professionale malgrado la giovane età dal trentaseienne toscano Stefano Lodovichi.
Ambientata a Mantova, la storia prende le mosse da un caso di cronaca nera e ruota intorno alle dinamiche relazionali-familiari del Nord alto borghese attraverso un processo che ricostruisce come un puzzle le verità sull’omicidio di una diciassettenne. Due i punti di vista: quello della Pubblico ministero Guerra (Puccini), che punta il dito contro la figlia dell’uomo più potente della città (Filippi), e quello della difesa dell’ avvocato Barone (Scianna), ambizioso e senza scrupoli, che darà vita con la collega avversaria a una guerra spietata a colpi di testimonianze, prove, passi falsi e indagini senza sosta, che ribalteranno continuamente la situazione.
“La storia mi ha subito catturata, ha qualche attinenza con l’omicidio di Yara ma non vuole rappresentare la giustizia italiana, mi sono ispirata alla pm di quel caso – precisa Puccini, che viene da una famiglia di noti avvocati, presentando la serie a Roma con il cast -. Elena è una donna all’apparenza dura per un trauma segreto che ha congelato dentro e riuscirà a elaborare grazie al processo che le cambierà il privato”.
“Tutti i personaggi man mano si trasformano, cambiano le prospettive con cui li guardi – aggiunge Filippi -, ogni spettatore si farà la propria idea”. “Non seguo le serie legal in tv e non mi sono ispirato ad altri attori – puntualizza Scianna -. Un vero avvocato penalisti mi ha spiegato certe dinamiche processuali, ma nella fiction metto in scena una sorta di show per confondere le acque”.
“Cos’è la giustizia? E’ un meccanismo, più ne segui le regole e più viene raggiunta, ma è fatta dagli uomini e può fallire – spiega Fabbri -. Gli sguardi dei due sfidanti qui si incrociano sempre, raccontando i forti motivi personali che distorcono i fatti. Volevamo cavalcare il dubbio. I processi americani ci hanno colonizzati con le loro arringhe, i giurati, le dinamiche di sfida tra i nostri due contendenti è appassionante. Grandi casi di nera ci hanno incollati alla tv, ho cercato di cavalcare questa sensibilità italiana, rispettandola”.