Un atto d’amore nei confronti della periferia più aspra e degradata, pieno di storie, di rabbia e di vita. Ne è artefice Marco Bocci che dall’omonimo suo romanzo ha tratto il film da lui scritto e diretto A Tor Bella Monaca non piove mai, nelle sale dal 28 novembre. Una storia ruvida, poetica, commovente, coinvolgente, molto ben interpretata da Libero De Rienzo, Andrea Sartoretti, Antonia Liskova, Giorgio Colangeli, altrettanto ben affiancati da Lorenza Guerrieri, Fulvia Lorenzetti, Giordano De Plano, Federico Tocci, Gabriele Montesi, Massimiliano Rossi.
Una storia a sfondo autobiografico che parla del tentativo di non cadere in tentazioni, del cercare una scorciatoia per trovare un’alternativa a una vita marginale priva di aspettative, di due fratelli che senza dirselo si complicano la vita. Il titolo sta a significare quanto un territorio “arido” e trascurato dalle istituzioni avrebbe bisogno di un po’ di “pioggia”per rinvigorirsi.
Protagonisti di una vicenda umana più che di cronaca nera sono Mauro (De Rienzo), un trentacinquenne distrutto da lavoretti precari senza prospettive desideroso di cominciare a “vivere”; suo fratello Romolo (Sartoretti), ex delinquente pentito, che da anni lotta per conquistare una seconda opportunità; la fidanzata di Mauro , Samantha (Liskova)che l’ha lasciato e che lui vuole riconquistare ad ogni costo; la famiglia che fa di tutto per restare unita e non soccombere ai soprusi , mentre un destino crudele si prepara a giocare loro l’ennesimo tiro.
“Ho scritto questa storia partendo dalla mia vita, quella di provincia e poi quella di periferia – spiega Bocci -. Le mie esperienze più intime, le mie anime diverse e contrastanti che si dividono in due fratelli, Mauro e Romolo. Il film nasce dal desiderio di raccontare le persone come esseri umani pieni di tentazioni difficoltà e percorsi quasi obbligati, nasce dall’ importanza di riconoscere la propria natura e la capacità di accettarla per quello che è, perché se nasci buono, buono resti, ma se sbagli resti per tutti quello che ha sbagliato. La metafora eccellente per raccontare il pregiudizio poteva essere Tor Bella Monaca, periferia dove ho vissuto che conosco e alla quale tengo – continua l’autore-. Una periferia ormai timbrata nell’immaginario collettivo fatta invece, per chi la conosce, di tante e tante persone sane che lottano ogni giorno per restare unite e restare oneste. Una periferia fatta di angoli cattivi, ma anche di strade buone e luminose dove si respira vita e vitalità”.