Lo sguardo attento di Ken Loach si posa stavolta sui nuovi schiavi del lavoro, massacrati senza tutele dalle convulse consegne a domicilio. Nel suo nuovo film Sorry we missed you, nelle sale dal 2 gennaio con Lucky Red, il regista sferra un pugno nello stomaco a chi con disinvoltura fa acquisti online senza considerare che a fronte dei veloci recapiti dei pacchetti ordinati ci sia un disumano lavoro a cottimo di persone costrette a ritmi forsennati per arrivare a raggranellare uno stipendio decente.
Un nuovo tipo di sfruttamento di lavoratori autonomi o a chiamata dalle agenzie, provocato dalla cosiddetta gig economy, che si riflette anche nei rapporti personali. Come accade al protagonista del film, un quarantenne con moglie e figli adolescenti che rimasto senza lavoro e vessato dai debiti tenta di risollevarsi acquistando un furgone per lavorare in franchising come corriere. Il titolare della ditta non sente ragioni, o raggiungi gli obiettivi o sei fuori dal giro, e lo metterà alle strette anche quando dovrà far fronte a pesanti problemi familiari.
Questo sistema è sostenibile? Si chiede Loach puntando il dito sul mercato che, per far fronte alla concorrenza selvaggia, ridurre all’osso i costi e ottimizzare i profitti, non tiene conto della qualità della vita delle persone costrette a lavorare un numero eccessivo di ore per guadagnare il necessario per vivere decentemente. L’ottantatreenne regista britannico ha girato le scene in ordine cronologico, come fosse un documentario, in sole cinque settimane e mezzo. Anche stavolta ci regala un film imperdibile, carico di poesia, che cerca di attirare l’attenzione di una società sempre più imbarbarita sui problemi delle persone più fragili.