Da venerdì 25 febbraio nei cinema
Terzo volume del Manuale d’amore. E non finisce qui. Giovanni Veronesi promette un “pentalogo”, ovvero altre due puntate del film che da venerdì 25 febbraio approderà in settecento copie distribuite nelle sale da Filmauro. E stavolta, come con la prima, strapperà parecchie risate. A cominciare dal primo episodio sulla gioventù, in cui tra i frizzi e i lazzi di un manipolo di esilaranti paesani toscani (capitanati da Vauro, Ballantini, Pantani, Monni) si innesca il triangolo sentimentale tra Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e Valeria Solarino. Ma ancor più esilarante è il secondo capitolo, sulla maturità, con uno strepitoso Carlo Verdone, vanesio e imparruccato conduttore di Tg, stregato dalle avances della mitomane Donatella Finocchiaro, che si finge psichiatra e gli stravolge la vita. Più crepuscolare invece il terzo atto (che al posto della desueta parola “vecchiaia” usa per sottotitolo il più moderno “oltre”) ci mostra un incanutito ma sempre affascinante Robert De Niro che, gettata la spugna dopo un trapianto di cuore, resuscita sessualmente al fianco di una ben in carne Monica Bellucci, regina della Lapdance parigina che suo padre, Michele Placido, portiere del palazzo, crede direttrice di un atelier di alta moda.
A legare gli episodi c’è un moderno tassista-cupido (Emanuele Propizio) che con voce gassmaniana spara i suoi strali. «Questi film non danno risposte, pongono domande sull’amore – spiega Veronesi -. Qui affronto le fasi salienti della vita, quelle che tutti passiamo. E visto che oggi le donne partoriscono anche a più di cinquant’anni e se la giocano alla grande e gli uomini anche a 70 si danno un gran daffare, la terza fase non l’ho voluta chiamare vecchiaia, ma oltre». Conferma la Bellucci, parlando delle sue scene sexy col quasi settantenne De Niro. «Ormai l’età non conta più nulla, il suo fascino è ancora intatto, baciare Bob è stato favoloso, ero emozionata – confessa -, ma anche lui». La gioventù del rampante avvocato Scamarcio si consuma a Castiglione della Pescaia, dove va per convincere una famigliola di braccianti testardi a mollare il podere per far posto a un campo da golf, e fa amicizia coi perdigiorno locali e con la bella “castellana” che lo adescano, mettendo a rischio le sue prossime nozze.
«Per raccontare la giovinezza, il capitolo più personale, ho scelto i miei posti, i miei amici – racconta il toscano verace Veronesi -. La descrivo nel momento in cui la stai per perdere, con un residuo di pena da scontare». I paesani giocherelloni sono un contorno assai azzeccato. «A Vauro ho fatto un provino – ricorda il regista -, ha sbagliato tutte le battute, l’ho preso al volo». Ferocissimo, anche stavolta, con Verdone: «Per lui scrivo ruoli che lo mettono in difficoltà, quasi sempre resta in mutande, con donne faticose che gli fanno rasentare la farsa ma che lui sa reggere alla grande. Io rido da morire e i suoi tempi comici si allargano a macchia d’olio». «Tutti i personaggi messi alle corde rendono molto – conferma Verdone -, io non sono un sex symbol, cerco di dare il massimo e riesco sempre a trovare i tempi che poi funzionano. Sono posseduto dal demone della comicità».
Lo dice ridendo, ma lo dimostra nel film dove, oltre alle tante gustosissime scenette, ha improvvisato una sorta di spassoso passo di ballo alla Michael Jackson. Gongola Scamarcio, mai stanco di ringraziare il regista per le scene d’amore con bellissime donne che gli cuce addosso: nel primo capitolo con la Bellucci, stavolta con la Chiatti, sua amica di sempre, e con la Solarino, compagna nella vita di Veronesi che si finge geloso quando i due ridacchiano ricordando certi momenti sul set. «Da anni corteggiavo Veronesi per fare una sua commedia – dice Laura -, il gran feeling che ho con Riccardo ci aiuta». «Per la prima volta ho un ruolo solare, dolce, in cui mi riconosco – dice raggiante Valeria –, ero stufa di ruoli drammatici che mi somigliano poco». Anche il bravissimo Placido, da navigato attore e regista, ha improvvisato parecchio, colorando il suo linguaggio con azzeccatissime spruzzate di dialetto molisano.
«In onore degli avi di De Niro, per entrarci in confidenza – spiega lui -. È nata un’amicizia sincera, grazie alle mozzarelle di Battipaglia che gli portavo ogni giorno sul set». È fiero della bella “figlia” Monica. «Ci rappresenta nel mondo per bellezza e grazia, sto per andare in Francia, abbiamo qualche piccolo progetto insieme». Perfetta la colonna sonora di Paolo Buonvino, dove Veronesi ha inserito un pezzo di Rafael Gualazzi: «Ha solo 27 anni ma è un jazzista straordinario, a Sanremo ha fatto strage di premi, ringrazio Caterina Caselli che me lo ha presentato. Alla Chiatti faccio cantare un brano molto bello, antico, volevo che seducesse Riccardo così». Del quarto e quinto capitolo non anticipa nulla, per paura che gli rubino le idee.