Esce nei cinema “Qualunquemente” con uno dei personaggi più amati del noto comico
Qualche volta la realtà supera la fantasia. La volgarità, il malcostume, lo sprezzo delle leggi rappresentati ora anche al cinema da Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque nel film Qualunquemente, diretto da Giulio Manfredonia e prodotto da Fandango con Rai Cinema, in uscita il 21 gennaio, hanno l’amaro sapore del deja-vù. Basta guardare i Tg e sfogliare i giornali per trovarsi davvero di fronte a una realtà sempre più generosa di fatti di cronaca che coinvolgono politici imprenditori dalla sempre più dubbia moralità. Non stupisce (e non diverte) dunque più di tanto l’esagerata macchietta creata da Albanese che nel film torna a casa dopo quattro anni di latitanza brasiliana per evitare il carcere e si candida a sindaco del suo calabro paesello.
E non certo per rilanciare il borghetto marinaro, ma solo per difendere dal sequestro i suoi beni, tra cui un campeggio fatiscente, con fogne a cielo aperto che scaricano a mare e una pizzeria, costruiti abusivamente in un prezioso sito archeologico sulla spiaggia. Albanese ha volutamente calcato la mano nel disegnare il suo più recente beniamino, la sua eccessiva e variopinta consorte (Lorenza Indovina), l’amante esotica con pupa al seguito che lo segue in Italia, i fedeli e trucidi amici che lo sostengono con i mezzi più sordidi nella feroce e vittoriosa campagna elettorale e persino il timido figlio Melo che, mandato in carcere al suo posto, ne uscirà trasformato, naturalmente in peggio.
Si ride? Un po’, all’inizio, poi sembra tutto così scontato, stantio, superato dagli eventi delle ultime ore (e non solo) che però, colpo di fortuna, aiuteranno l’uscita della pellicola nelle sale, rendendola ancor più attuale e appetibile per un pubblico ormai “orfano” dei cinepanettoni. «Non è colpa mia se la realtà ha superato la fantasia – dice Albanese presentando il film a Roma -. Abbiamo fatto un film comico che racconta il nostro Paese con delle amarezze». Precisa che il film non è stato scritto sotto l’incalzare dell’attualità, né modificato a questo scopo in corso d’opera: «Il caso Ruby? Non credo ci farà gioco. Se l’avessimo fatto uscire sei mesi, un anno o due fa, ci sarebbe stato un altro caso simile».
«Il mio Cetto oggi è solo un moderato – aggiunge Albanese -, molti politici sono veramente ridicoli, questo film è un tentativo di far sorridere raccontando anche uno spaccato del nostro Paese. Se poi subito dopo la risata uno riflette a noi fa piacere. Abbiamo voluto sottolineare la mancanza di etica, di morale, di rispetto, di buon senso, di garbo. Per questo volutamente usiamo gesti, colori e modi molto volgari, pacchiani». Sottolinea l’importanza del cambiamento che provoca nel figlio Melo: «Le nuove generazioni sono centrali. Se viene frantumata la loro speranza allora davvero e’ la fine». Intanto le radio sono invase dalla canzone Onda Calabra, cliccatissima anche su YouTube. Scritta per il film e cantata rigorosamente in dialetto da Albanese, è la summa della filosofia di Cetto: «Onda calabra, qualunquemente, se c’è pilu non ci manca proprio niente». Come ci salveremo da certi politici? Rendendoli ridicoli, come vuole fare questo film.