Da quello che sta diventando lo specialista delle trasposizioni cinematografiche di videogiochi, il quarantenne regista tedesco Uwe Boll, ecco un altro pasticciaccio estivo, dopo il recente House of the Dead, che prometteva scintille ma che non riesce nemmeno a illuminare l’ambiente. In HOTD la trama era terribilmente lineare, un viaggio verso un’isola misteriosa, qualche momento di introduzione e poi giù botte… Qui i momenti di azione sono intervallati da fiacchi tentativi di trama, dove non bastano due bravi attori come Christian Slater e Tara Reid a risollevare le sorti di un plot che non c’è. Ma vediamo di capirci qualcosa: nel 1967 alcuni minatori scoprono i resti di un popolo precolombiano noto come Abkani, i quali, diecimila anni fa, aprirono un passaggio tra il mondo della luce e quello delle ombre, un gesto che ne compromise la stessa sopravvivenza. Oggi qualcuno sta tentando di riaprire quel passaggio e il nostro detective Edward Carnby (Slater) avrà il compito di metterci una “toppa”. Con l’aiuto dell’affascinante Aline Cedrac (T. Reid), Carnby cercherà di scoprire qualcosa di più sulla misteriosa civiltà degli Abkani e sul suo passato, altrettanto ricco di mistero.
A Boll vorremmo dire che in un videogame, ancor di più in uno sparatutto in soggettiva, lo spessore dei personaggi non ha poi una grande importanza; in un film sì. Lo spettatore non ha l’interattività di un videogiocatore dunque il suo divertimento sta nel coinvolgimento all’interno di un plot (che dovrebbe essere) ben congegnato. Alone in the Dark si spinge invece al paradosso, in modo piuttosto inconcludente e a tratti fuorviante (come il testo di introduzione del film), utilizzando creature alla Alien in un contesto misto tra Highlander, Blade e Zombi. Qualche scena di combattimento, la prima in particolare tra Slater e una specie di “terminator”, è di buona fattura, ma il resto è trascurabile, come le creature simil-Alien create dalla Toybox (società di effetti visivi presente in un altro “filmone” come The Mask 2) o la scena in cui le “starship troopers” di Slater faranno il loro primo incontro con le stesse creature. Alone in the Dark resta quindi un prodotto limitato da molti punti di vista, consigliabile solo in home-video per una serata tra amici, in prevalenza maschi e appassionati di videogiochi.
di Alessio Sperati