“Giochi o non giochi?” è il leitmotiv che accompagna l’intera esistenza dei due protagonisti: Julien, vivace ragazzino e Sophie, una bambina polacca ghettizzata dalla scuola e dalla società e continuamente schernita dai compagni di classe. Unico suo rifugio e approdo è Julien e una magica scatola di latta colorata. Il giovane regista Yann Samuel ci offre un tuffo nel passato, nel mondo dell’infanzia attraverso un susseguirsi incalzante di scherzi, di scommesse, di sfide tra i due bambini protagonisti, con repentini capovolgimenti di fronte, sempre alla ricerca della vittoria finale. Julien e Sophie sono due scanzonati ragazzini che hanno imparato a superare le avversità giocando. È con questo ludico piacere che amano sfidare le autorità e tutte le persone inserite in un contesto istituzionale, dalla famiglia agli insegnanti, dai genitori al mondo del lavoro. Con le continue sfide sintetizzate da quel semplice “Giochi o non giochi?” riviviamo il gusto del puro divertimento, della spontaneità, del coraggio tipici di quella età. Ma la dimensione ludica si mescola da subito con gli aspetti tragici della vita, come la malattia della madre di Julien, una splendida figura materna che suggerisce al figlio di apprendere le magiche arti della fantasia contribuendo a svilupparla fino a coinvolgere l’intera esistenza, anche quando c’è poco da giocare, anche quando c’è poco da ridere, anche quando la serietà dell’età matura dovrebbe includere altri pensieri c’è sempre il gioco e il piacere della sfida ad attendere i due protagonisti per coinvolgerli in un tenero abbraccio senza tempo.
Una sfida vivificante che sa colorare la monotonia dei giorni sempre uguali tanto che Julien in una folle corsa in auto riuscirà a dire quanto sia più bella del sesso, degli assoli di Jimi Hendrix e di tanti altri piccoli piaceri di questa vita. Julien e Sophie crescono, insieme ai loro giochi che diventano sempre più audaci. Niente riesce a fermarli perché “Se lo puoi pensare, lo puoi fare” come recita la locandina del film. E giocando, giocando arrivano alla sfida più importante della loro vita: l’amore. Con Sophie che gli sussurra all’orecchio: “Amami se hai coraggio” l’imperativo amoroso sostituisce quella giocosa sfida che li aveva sempre accompagnati. Avvertono di essere fatti l’uno per l’altra, ma “essere amici è più facile”. “Giochi o non giochi?” diventa allora “la domanda”, di fronte alla quale Julien indietreggia. Il lavoro, la vita coniugale (entrambi si sposano) tutto sembra prendere il sopravvento su quel coraggio, su quell’audacia rivoluzionaria che aveva caratterizzato la loro infanzia. In realtà il gioco, sublime metafora ed anche manifestazione dell’amore, continua per tutto il resto della loro esistenza fino all’epilogo: la morte, che sembra essere l’unica dimensione in cui il loro passione può trionfare. Un passo da affrontare insieme: uniti, saldati, rimanendo abbracciati quando tutto si sta compiendo. Novelli Romeo e Giulietta? Forse, anche se una via d’uscita c’è: il regista propone un’immagine dei protagonisti da vecchi, semplicemente uniti, sereni ma con tutta la loro carica, la voglia di divertirsi e di sfidare il mondo. Forse. Perché “se lo puoi pensare, lo puoi fare”.
di Anna Pozzi