Il titolo originale Harold and Kumar go to White Castle non rendeva giustizia al film in questione, dotato della verve e della comicità demenziale del miglior American Pie: l’assonanza di American Trip è sembrata così un’idea migliore. È la storia di due amiconi con l’allergia per l’età adulta, abituati a trascorrere i venerdì sera tra birra e spinelli. Harold Lee (John Cho) è un impiegato di banca, vessato e maltrattato dai suoi colleghi che gli impongono di occuparsi del loro lavoro durante il weekend e che non trova mai il coraggio di presentarsi alla splendida vicina di casa Maria (Paula Graces), di cui è innamorato. Kumar Patel (Kal Penn), il suo grande amico, fa di tutto per evitare le responsabilità della vita, “sabotando” tutti i colloqui di lavoro organizzati dal padre che gli impone di intraprendere la carriera di famiglia diventando un medico. Durante una delle tante serate di baldoria, arriva uno stimolo di appetito e uno spot televisivo suggerisce la soluzione: i mega-hamburger della catena White Castle, l’unica aperta tutta la notte. Seguono una serie si situazioni inverosimili che i due sono costretti ad attraversare nel tentativo di raggiungere il tanto desiderato spuntino.
American Trip si compone di gag immediate, alcune più riuscite di altre, come ad esempio durante la visita ai bagni pubblici di una stazione di servizio, dove i due si troveranno nel bel mezzo di una battaglia di “flatulenze”: alcuni storceranno il naso, altri rideranno a crepapelle, basta sapere a cosa si va incontro e farsi prendere dalla freschezza e dalla spontaneità di questi due improbabili viandanti. Usciti dalla città si è anche oggetto di facili battute di razzismo, specialmente quando metti insieme un coreano e un indiano, e così quando Harold viene arrestato da un poliziotto di dubbia moralità, trova un altro prigioniero di colore che afferma di essere arrestato “perché nero” e proprio mentre i poliziotti se la prenderanno con lui Harold e Kumar se la daranno a gambe quasi a dire “se hai a che fare con veri razzisti devi solo sperare che arrivi qualcuno più nero di te…” Una divertente prova per Danny Leiner, regista che ha nel suo repertorio il film Fatti, strafatti e strafighe, che ne delinea in qualche modo il genere,mentre gli sceneggiatori sono quelli di Scary Movie 3. Una miscela esplosiva dunque per un film di poche pretese ma dal divertimento assicurato.
di Alessio Sperati