Amore, guerra e papere spaziali sono gli ingredienti di Anatar, una grottesca, casereccia fiaba moderna sull’accettazione di ciò che è diverso da noi, diretta da Alan Smithee, con protagonisti Azzurra Rocchi e Raffaele De Vita, nelle sale dal 1 dicembre. Astronavi e satira sociale sono gli ingredienti principali di questa spassosa parodia del fortunato blockbuster americano, politicamente scorretta, che non perdona nessuno.
L’intento del produttore Salvatore Scarico era infatti quello di riesumare e rilanciare il genere parodia all’italiana dei Totò, Macario, Franco e Ciccio, che fece la fortuna della nostra cinematografia dal dopoguerra agli anni ’80. Ci prova dunque con questa divertente, dissacratoria parodia del kolossal Avatar, girata in sole tre settimane e con un budget risicato di circa 400 mila euro, nello splendido scenario naturale del Parco Nazionale del Cilento e tra le pietre antiche di Roscigno.
Rispetto al Film di James Cameron (di cui è in arrivo a breve la seconda, attesissima puntata), Anatar ribalta i ruoli all’interno della storia. Sono infatti gli alieni piumati a essere tecnologicamente avanzati e a intraprendere un viaggio intergalattico alla ricerca di un nuovo pianeta dove ricominciare a vivere dopo aver reso invivibile il loro. Gli umani, rozzi e violenti, sono il popolo inferiore da conquistare.
La pellicola all’inizio necessita di sottotitoli che traducono il linguaggio “paperesco” del popolo degli Anatar, alieni umanoidi che si sono evoluti dalle anatre, che dopo aver portato al collasso il proprio pianeta sono alla ricerca di un nuovo corpo celeste da chiamare nido. Nel loro pellegrinaggio spaziale approdano su Pandoro, un luogo da ritmi e usanze medioevali, dove esseri viventi e natura hanno trovato un proprio strano equilibrio.
Il film abbonda di riferimenti a film come “Una pallottola spuntata”, “Robin hood un uomo in calzamaglia”, “Scary Movie” e le commedie dei Monty Python. “Sul fronte della satira, personaggi come l’umano sindaco Crap e i suoi concittadini rappresentano Trump e l’America conservatrice più gretta e violenta, capace di incolpare dei propri errori chiunque tranne sé stessi – spiegano i produttori presentando il film a Roma con il cast- . Dall’altra parte gli Anatar sono una rappresentazione dei Democratici, che si vantano di essere aperti e molto più ‘umani’ quando la maggior parte delle guerre americane sono state perpetrate da loro con la scusa di esportare una ‘democrazia superiore’. L’elemento fantascientifico e quello della commedia viaggeranno parallelamente, riunendo i migliori elementi di entrambi i generi”.
Dati i tempi ristretti per le riprese e i pochi fondi a disposizione, per gli attori e le maestranze la lavorazione del film è stata problematica, gli effetti speciali artigianali. “E’ stato un set molto faticoso, tanto sacrificio ma poi tanta soddisfazione – racconta Rocchi -, ce l’abbiamo fatta grazie a un grande lavoro di squadra. Lei è una principessa coraggiosa e curiosa, che si mette in gioco per salvare il suo popolo, trova il giusto compagno di viaggio”. “I nostri sono due personaggi sopra le righe- aggiunge De Vita -: lui è un semplice, dall’animo contadino, senza pregiudizi. I due si capiscono anche senza conoscere i rispettivi linguaggi. Se c’è intesa non c’è bisogno di parole”.