Rex Reed, critico del New York Observer ha descritto Apocalypto come “il film che nessuno vuol vedere, che mostra persone di cui nessuno ha mai sentito parlare e che usa una lingua che nessuno può comprende”. Eppure nonostante le peggiori previsioni dei soliti ben informati e la personalità piuttosto discutibile dello stesso Gibson ( non dimentichiamo l’arresto subito alla fine di luglio per evidente stato di ubriachezza e per aver manifestato non condivisibili opinioni antisemite), Apocalypto ( in Italia dal 5 gennaio distribuito dalla Eagle Pictures) promette di divenire uno dei maggiori protagonisti della prossima corsa agli Oscar, anche se probabilmente non riuscirà a bissare i risultati ottenuti da La passione di Cristo Dopo il primo fine settimana di programmazione Mr Arma Letale ha già vinto la battaglia del box office americano posizionandosi al primo posto della classifica ( 14.2 milioni di dollari), seguito dall’allegria musicale di Happy Feet, dal nuovo fascino nordico di James Bond e relegando al quinto posto Blood Dimond con un lanciatissimo Leonardo Di Caprio. Risultati al botteghino a parte, Gibson con questo progetto caratterizzato da una vera e propria epopea storica annuncia una nuova diatriba cinematografica destinata a dividere nuovamente la critica. Questa volta al centro del dibattito nessuna problematica teologica come fu per La passione, ma un percorso narrativo che può sconvolgere e non convincere completamente per delle scelte stilistiche e comunicative probabilmente poco alla portata del grande pubblico. Dopo aver analizzato e forse anche esorcizzato le sue problematiche religiose, ritorna alla regia con una storia dal respiro universale incentrata sull’evoluzione e l’involuzione dell’impero Maya prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, ponendo ancora una volta l’accento e l’attenzione su di una violenza eccessiva ed un piacere quasi voyeristico per morte e smembramenti.
La vicenda è ambientata più di seicento anni fa durante il declino del regno Maya, periodo in cui i regnanti, per tornare a prosperare costruirono nuovi templi e diedero il via a numerosi sacrifici umani. Ma Zampa di Giaguaro, un giovane destinato alla morte sull’altare, decide di sfuggire al suo destino per tornare da moglie e figlio. Se da una parte l’utilizzo dell’antico idioma yucateca praticamente quasi estinto e di un cast assolutamente inedito può apparire un po’ azzardato ma comunque interessante, dall’altra mascherare eccessi visivi dietro le definizioni cinematografiche di action movie e thriller può sembrare come una mancanza d’onestà. Alle obiezioni rivolte verso la troppa violenza che caratterizza i suoi fiilm, Mel Gibsonrisponde :” Apocalypto è meno violento di Braveheart. Non vedi i cuori che vengono strappati via, vedi cuori già strappati.” Posto cheGibson non abbia ben chiaro il confine tra violenza e non violenza, registrati i commenti di alcuni dei maggiori quotidiani americani che hanno definito il suo ” come un film dedicato al versamento di sangue” o ” un gioiello ancora grezzo “, possiamo concludere che in qualche modo Mel saprà trarre profitto dalle polemiche come è già accaduto in passato. Costato cinquanta milioni di dollari, il film questa volta ha anche il merito di avere come sottotesto un tema politico piuttosto attuale. In una intervista rilasciata al Time, Gibson prende posizione dichiarando: ” I metodi con cui i capi Maya utilizzavano le insicurezze e le paure del popolo per conservare il proprio potere, mi ricorda la politica di George W. Bush.” Ed ancora : ” Questo film è incentrato sulla paura, su come la paura guidi molte decisioni e su come il potere la usa per manipolare le persone. Anche la guerra in Iraq è stata lanciata grazie alla paura. È triste, ma è così.”
di Tiziana Morganti