Trent’anni dopo la sua prima regia al Teatro Argot Studio di Roma, Sergio Rubini torna su quel palcoscenico, per la prima volta insieme a Pier Giorgio Bellocchio, per ricordare insieme i trent’anni di attività dello storico spazio trasteverino.
Dal 3 al 14 dicembre va in scena Una sera Delitto una sera Castigo diretto da Rubini, un viaggio tra i capitoli di uno dei più grandi romanzi mai scritti, con le foto di scena di Marco Delogu, tra i fondatori del Teatro.
“Sono entrato per la prima volta in questo spazio all’età di quindici anni a vedere il primo spettacolo della mia vita – dice Bellocchio -. Dopo tanti anni questo luogo riesce ancora ad essere un luogo della sperimentazione, se non l’unico su Roma”.
“Fin dalla sua nascita questo teatro ha rappresentato la libertà cambiando profondamente la mia vita – confida Delogu -. Ancora oggi quando si affacciano progetti interessanti sono felice di collaborare”.
“Ho scelto di tornare in questo spazio per la sua particolarità – confessa Rubini -. Partecipare a uno spettacolo qui vuole dire prendere parte autenticamente a un evento. all’Argot non ci si capita, devi venirci appositamente ed è questo che rende ancora più significativa l’esperienza teatrale”.
“Vertigine e disagio accompagnano il lettore di Delitto e Castigo. La vertigine di essere finiti dentro l’ossessione di una voce che individua nell’omicidio la propria e unica affermazione di esistenza. Il disagio di quella voce che annaspa di fronte al dubbio di non essere pienamente all’altezza del compito che si è prefissa – spiega Rubini -. E quindi il delitto come specchio del proprio limite e orizzonte necessario da superare per l’autoaffermazione del sé. Un conflitto che crea una febbre, una scissione, uno sdoppiamento; un omicidio che produce un castigo, un’arma a doppio taglio. Come è la scrittura del romanzo, dove la realtà, attraverso il racconto in terza persona, è continuamente interrotta e aggredita dalla voce pensiero, in prima, del protagonista”.
Ed è proprio questa natura bitonale di Delitto e Castigo a suggerire a Rubini la possibilità di portarlo in scena attraverso una lettura a due voci, divisa in due serate. La scelta dei brani ha come obiettivo riprodurre uno stato d’animo piuttosto che la ricostruzione fedele e cronologica della storia. E quindi una lettura che cerchi di “suggerire” una realtà, come fosse quella di un sogno, dove è l’arrivo improvviso di un suono, un rumore di passi, una lama di luce, un grido, a rendere tutto reale. Una chiave sensoriale con cui penetrare nell’oscurità di Delitto e Castigo e rimanerne invischiati. Nella sera del Delitto, i brani avranno a che fare direttamente con l’omicidio. Nella sera del Castigo, non solo il groviglio paranoico che deriva dall’aver ucciso, ma anche lo stato che ne ha generato la “soluzione”.