Sembra proprio impossibile fare luce sui tanti misteri irrisolti della nostra prima Repubblica. Come il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro nel 1978 per mano delle Brigate Rosse, sul quale torna ancora una volta, dopo un ventennio (il film del 2003 Buongiorno notte), il regista Marco Bellocchio con l’intensa, emozionante, imperdibile fiction drama Esterno Notte, da lui creata per la televisione, che Rai 1 manderà in onda il 14,15 e 17 novembre in prima serata.
Un ineguagliabile, emozionante Fabrizio Gifuni torna a immedesimarsi nei gesti e nei sentimenti del presidente della Democrazia Cristiana, barbaramente trucidato dai terroristi dopo 55 giorni di prigionia, al quale l’attore romano ha già dato magistralmente corpo in teatro.
Bellocchio (che a dicembre riceverà il Premio dell’Efa, gli Oscar europei, per la narrazione più innovativa ) affronta per la prima volta la serialità per sviscerare la molteplicità dei punti di vista dei personaggi che di quella tragedia furono protagonisti e vittime. L’ottantatreenne regista emiliano ha impiegato circa tr anni per scrivere la complessa, delicata sceneggiatura con Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino, affidandola a un ottimo cast, in cui primeggiano Margherita Buy (la moglie di Moro) Toni Servillo (Papa Paolo VI) Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi e Daniela Marra.
Esterno Notte racconta un’ Italia dilaniata da una guerra civile. Da una parte le Brigate Rosse, la principale organizzazione armata di estrema sinistra, e dall’altra lo Stato. Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati. Sta per insediarsi, per la prima volta in un paese occidentale, un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), in un’epocale alleanza con lo storico baluardo conservatore della Nazione, la Democrazia Cristiana (DC). Aldo Moro, Presidente della DC, è il principale fautore di questo accordo. Proprio nel giorno dell’insediamento del governo che con la sua abilità politica è riuscito a costruire, il 16 marzo 1978, sulla strada che lo porta in Parlamento, Moro viene rapito in un agguato che ne annienta l’intera scorta. È un attacco diretto al cuore dello Stato. La sua prigionia durerà cinquantacinque giorni, scanditi dalle sue lettere e dai comunicati dei brigatisti: cinquantacinque giorni di speranza, paura, trattative, fallimenti, buone intenzioni e cattive azioni..
Tante sono le ombra che ancora pesano sulla nostra vita democratica. “I protagonisti sono gli uomini e le donne che agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera, persino i mafiosi, gli infiltrati. E le loro storie, più private che pubbliche, durante il sequestro, per cercare di salvarlo, per far finta di salvarlo, boicottando apertamente o segretamente ogni trattativa, fino al tragico grottesco delle sedute spiritiche e dei viaggi all’estero per consultare sensitivi che potessero dare delle informazioni utili sulla prigione – spiega Bellocchio presentando la serie con il cast nella sede Rai di viale Mazzini -. Il grande teatro televisivo durante quei 55 giorni con milioni di spettatori attaccati alla TV in cui tutti facevano pronostici e si pregava nelle chiese, si facevano appelli da San Pietro per la salvezza del Presidente e tanti ci speravano e anch’io. Ingenuamente. Quell’uomo, come Cristo, ‘doveva morire’. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani”.
“Sono entrata piano piano dentro quella famiglia, quel periodo storico, quel loro momento particolare – aggiunge Buy-. E stato emozionante, spero rimandi il dolore della moglie di Moro, la rabbia per non riuscire a cambiare la situazione”.
“Non è solo una storia cruciale ma aiuta a capire cosa ha a che fare con l’oggi. Serve anche a ricucire i fili della memoria, fatta a pezzi con violenza in questi ultimi decenni, come se vivessimo in un eterno presente – sottolinea Gifuni -. Moro è uno dei fantasmi a cui non è stata data degna sepoltura. Bellocchio ha scelto di raccontare i punti di vista di vittime e carnefici, aiuta ad abbandonarsi ad un’emozione pura, senza l’ombra dell’ideologia. E’una grande vicenda umana oltre che storica, se ci fosse una luce su quei fatti, come scrisse Moro durante la prigionia, sarebbe bellissimo”.