L’amore per una donna, per una mamma, per uno sport, per i figli, l’amicizia vera. Su questi sentimenti è costruito Ghiaccio, opera prima da regista del cantautore Fabrizio Moro, che l’ha scritto e diretto con Alessio De Leonardis, e ne ha composte le musiche, tra cui il brano portato a Sanremo Sei tu. Magnificamente interpretata da Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni, prodotta da Francesca Verdini, girata su un set completamente ecosostenibile, la pellicola sarà nelle sale con Vision Distribution con proiezioni-evento solo il 7,8 e 9 febbraio e in seguito su Sky e Mediaset che l’ hanno coprodotta.
C’è un bel messaggio di speranza nella storia, destinata soprattutto, ma non solo, ai giovani: dentro e fuori dal ring vince chi resta e, colpo dopo colpo, prova a realizzare il suo sogno. La voglia di farcela e il senso del rispetto per l’avversario come per sé stessi ruota intorno ad un paio di guantoni, strumento di rinascita che nel film sono metafora e filosofia di vita.
Un film intenso, toccante, avvincente, sviluppato con leggerezza nonostante la durezza della storia, ambientato alla fine degli anni ’90 nel popolare rione periferico del Quarticciolo di una Roma cruda e disagiata ma carica di energia. La pellicola contrappone l’umanità del quartiere alla violenza della malavita, usando la condivisione come strumento di riscatto sociale e di fuga da una vita misera e apparentemente senza via d’uscita.
I due giovani ma assai promettenti autori mettono a confronto il ring, dove sono sudore, tenacia e coraggio a fare la differenza, a una realtà ben più cinica, in cui non sembra esserci spazio per valori e lealtà. Come a dire che nessuno può sfuggire al proprio destino, ma può decidere come affrontarlo.
Al centro della pellicola un ragazzo ventenne (Ferrara) e il suo itinerario di ‘redenzione’ attraverso la boxe e il suo mentore (Marchioni), un ex pugile fallito che punta tutto sul giovane amico per svoltare nella vita.
I due protagonisti, digiuni di questo sport, sono entrati straordinariamente nella parte grazie anche all’impegno del boxeur pluricampione mondale Giovanni De Carolis che prima delle riprese li ha allenati duramente per due mesi e mezzo. “Dopo due anni di pandemia che ha reso tutti più individualisti il film apre le braccia alla comunità: se vinci tu vincono tutti – sottolinea Marchioni -, anche la metafora del ghiaccio è perfetta. La Federazione Pugilato ci ha aiutato nella preparazione, abbiamo acquisito l’odore del sudore, il dolore alle ossa, lo sguardo, la solitudine, l’umanità dei combattenti, per non apparire ipocriti sullo schermo”. “E’ un film sull’amore, travestito da pugilato, è lui che ci muove, per cui vale la pena combattere, bisogna tornare a emozionarsi – aggiunge Ferrara- . Il mio ghiaccio è andare a dormire sapendo di aver fatto il mio dovere”.
“Il nostro messaggio di speranza e di rivalsa nei confronti della vita che spesso è difficile, complicata e ingiusta è affidato ai due protagonisti che cercano in modi diversi di aiutarsi, di darsi, di mettersi in discussione, di rischiare tutto – spiegano Moro e De Leonardis -. Le paure, la rabbia, se incanalate bene possono essere un’arma, l’amore ti salva quando ti prende l’angoscia”. Sono riusciti a restituire un’immagine cruda con colori incisi e severi di quella realtà di periferia di cui molti parlano ma che in pochi conoscono. “Gli anni ’90 sono stati segnati da molti fatti personali che ci hanno consentito di raccontare questa storia con cognizione di causa, senza mai perdere di vista il nobile obiettivo di ‘farcela’, di ‘provarci’, di ‘lottare’ – aggiungono i due registi-. Perché se c’è una cosa che nella vita non si deve mai perdere è la speranza , anche quando tutto sembra perduto. Speranza che spesso riesce a fondersi con la libertà, o con la voglia di ottenerla. Speranza che diventa motivazione. I guerrieri veri possono anche perdere, ma dalle loro sconfitte imparano. E risorgono”.