Bradley Cooper passa dal fuoco ferale del cecchino di American Sniper al consolatorio calore dei fornelli della divertente commedia culinaria Il sapore del successo diretta da John Wells, nelle nostre sale dal 26 novembre. Al suo fianco in cucina Sienna Miller, Riccardo Scamarcio, Omar Sy, con la sempre grande Emma Thompson nei panni di terapeuta, Uma Thurman, Matthew Rhys, Daniel Bruhl.
Stavolta il quarantenne attore statunitense si cala nei meno scomodi panni di uno chef a due stelle, che ha mandato in fumo una brillante carriera parigina per l’abuso di alcool e droghe. Deciso a rimettersi in riga, per riscattarsi e conquistare la terza stella Michelin, tenta di rilanciare il ristorante londinese di un amico, dovendo però fare i conti con gli ex rivali e salati vecchi debiti con la malavita.
A Roma per presentare il film con la Miller e Scamarcio, Bradley racconta quanto sia stata dura doversi impegnare davvero in cucina “sferzati” da Marcus Wareing, star del popolare programma della Bbc Master Chef.
Da cecchino a cuoco. Una scelta difficile?
E’ stata una pura coincidenza, questo film l’ho girato subito dopo perché poi mi aspettava il teatro. E’ stato interessante passare da questi due ruoli senza dover fare una scelta consapevole.
Che rapporto ha con la cucina?
Sono cresciuto guardando programmi come Frugal Gourmet , mi piacevano moltissimo. Mia nonna mi ha insegnato a cucinare da ragazzino e ho lavorato in un ristorante per tre mesi, ho imparato a preparare il cibo, a usare i coltelli. Cucinare è terapeutico, lo faccio per gli altri ma anche per me, quando sono a casa da solo.
Avete cucinato davvero voi sul set?
Marcus e la sua squadra hanno creato tutti i piatti che si vedono nel film ma noi siamo rimasti al loro fianco per tre settimane a cucinare davvero. C’era una carica emotiva enorme, insieme si è forti se il più debole emerge. Minuzie e dettagli li ho imparati guardando molti filmati su Gordon Ramsay, l’ansia per le ‘stelle’, la tortura in attesa delle sentenze me le ha insegnate lui.
I grandi chef sono star. Lei è competitivo?
Molto, ma solo con me stesso. Nel mondo degli chef si rivaleggia, nel cinema, invece, ci vuole collaborazione, per realizzare una storia devi fare squadra, condividerla con gli altri, che sono tutti fonte di ispirazione, creare legami.
I coltelli sono lo strumento vitale di ogni cuoco. Per un attore?
I nostri strumenti sono il nostro corpo, la nostra voce, i nostri sentimenti. Il cinema è una forma d’arte particolare, non c’è come nella musica uno strumento da far suonare.
Chi è stato il più bravo tra i fornelli?
Riccardo Scamarcio è il cuoco migliore, criticava l’uso di troppo burro ma noi, nella pausa, ci fiondavamo su tutto quello che preparava lui. Come la strepitosa cacio e pepe che ha cucinato a casa mia.