Ci vuole il tocco delicato di Hou Hsiao Hsien per raccontare questa storia romantica e popolare, fatta delle piccole cose di ogni giorno e delle grandi sensazioni inespresse che solo i giovani sanno provare. È una rivendicazione di ciò che è vero, dell’importanza dei sogni, dell’affermazione della propria personalità, persa e immersa nel mondo, peculiare anche se non speciale. Yoko è una ragazza come tante, ma più forte di molte. La sua storia è raccontata con una regia lenta e lirica, in una serie di inquadrature dal sapore teatrale, restituendo a noi la sensazione che davvero esista una quarta parete a separaci da quanto accade sullo schermo. I protagonisti spesso parlano tra loro, siedono e ci danno le spalle facendoci sentire degli intrusi che spiano nelle loro vite, ospiti indesiderati trattati con educato distacco. È un elogio all’arte e alla creatività, al processo e al progetto creativo, espresso attraverso l’opera di Hajime, l’amico di Yoko che non riesce ad esprimerle il suo amore, interpretato da un sempre ottimo e, nonostante il look, bellissimo Asano Tadanobu.
Lui e i suoi treni sentiti dentro, l’emozione sul volto di Yoko che più di ogni altro percepisce la sua arte danno l’idea del contrasto tra l’uomo e la vita metropolitana. Yoko però è diversa, ed è qui che il film si fa potente manifesto femminista: lei il suo bambino lo vuole, lo accetta, con la massima naturalezza possibile, vive la maternità come un accadimento qualunque nella vita di ogni giorno. Diventare madre non è forse la cosa più naturale del mondo? Ecco allora la rivendicazione: contro una società che vuole che il nascituro ti cambi la vita, i progetti, i sogni, Yoko non rinuncia a niente, vive tutto con la massima serenità possibile, continua a fare ciò che ha sempre fatto. Non permette alla mentalità comune di rubarle i sogni. Café Lumière è anche un film culinario. Yoko mangia molto, non tanto per la sua condizione quanto per golosità. I piatti della cucina popolare giapponese (non il ricercato sushi) hanno un aspetto che infonde calore umano e familiare e lei li assapora in un modo così gustoso che non potrete resistere. Usciti dalla sala avrete voglia di mangiare qualcosa con le bacchette.
di Federica Aliano