Sesso, bugie & videotape. Sono queste le ‘cattive inclinazioni’ su cui indugiano gli inquilini di una rispettabile palazzina romana. Un condominio piuttosto tetro che ospita una varia casistica di umanità: una maestrina con un passato non proprio limpido, una soubrette transessuale sul viale del tramonto (Eva Robin’s), una donna dall’identità sessuale confusa (Elisabetta Cavallotti), una pittrice diabolica (Florinda Bolkan), una solerte donna magistrato (Mirca Viola) e, immancabilmente, una zia che ha mandato a memoria i gialli di Agata Christie e una portiera onnipresente e dal volto mummificato. Tutti coinvolti, a vario titolo, nella catena di delitti che ha per protagonista un omicida egocentrico e spietato, che uccide le sue vittime armato di una squadra da disegno. Senza un apparente movente e, agli occhi del pubblico ministero Rita Facino, con modalità di aggressione diverse da caso a caso. L’unica certezza, nella pista che sta seguendo contro le direttive del procuratore capo, sono le tre vittime: tutte donne, tutte uccise a colpi di squadra, tutte abitanti o frequentatrici abituali dello stabile. Dove, nel frattempo, ha preso casa un nuovo inquilino, guarda caso uno studente di architettura, che ha ripreso i propri incontri sessuali con una delle donne assassinate. Un capro espiatorio perfetto o un sadico serial killer? Il ritrovamento dell’arma del delitto e una seria patologia dell’accusato sembrano andare nella seconda direzione. Così come i titoli a tutta pagina dei giornali, le chiacchiere dei talk-show e la vanità del procuratore Visconti (Antonio Petrocelli).
Ma a mettere in allarme il magistrato ci penseranno le invettive pubbliche di un ex giudice considerato folle (Franco Nero) e la testimonianza di una ladruncola tossicodipendente (Elisabetta Rocchetti). “La televisione ci ha imposto dei personaggi che, anche per essere apparsi pochi minuti sui teleschermi, sono diventati dei divi. Il racconto si basa su questo, su come anche un assassino si possa diventare una celebrità, contesa dai programmi tv, non per meriti ma per colpe – racconta Florinda Bolkan, parlando del film – Trarre un film da questo lo trovo geniale. Oltretutto il thriller è tenuto insieme da una corda ironica, che vive di personaggi al limite del vero, quasi grotteschi. Debbo dire che mi sono divertita molto”. Senza dubbio, la chiave per interpretare al meglio questo thriller erotico diretto da Pierfrancesco Campanella (“Bugie rosse”) è quella del grottesco; Quando, purtroppo, non scade nell’involontariamente ridicolo, come in certi dialoghi di una convenzionalità insostenibile. Il regista mette in campo un’umanità stereotipata, per giunta sbalestrata in una storia di omicidi seriali che diventa puro pretesto per fare del voyeurismo. Le interpreti, poi, ne escono tutte malconce. Sprecata la Cavallotti (“Guardami”). L’unica a salvarsi, paradossalmente, è la non-attrice professionista Mirca Viola, modella ed ex Miss Italia. Tra arsenici, vecchi merletti e tette rifatte, riesce a dare senso ad un personaggio, quello del PM che non scende a compromessi, riciclato dal mondo della fiction televisiva.
di Beatrice Nencha