Presentato il film d’animazione Universal già campione d’incassi negli States
«Il mondo dei cartoni è un’occasione per riscoprire i sapori buoni». E farsi tante sane risate al cinema. Lo ha scoperto Max Giusti inventando la voce italiana di Gru, il protagonista di Cattivissimo me. Anche il secondo film, in questi giorni nelle sale, della premiatissima serie targata Universal Pictures (il primo ha incassato 540 milioni di dollari, piazzandosi al decimo posto tra i film d’animazione di maggior successo nella storia americana) riporta finalmente anche da noi frotte di pubblico nei cinema.
Non solo i bambini, anche i loro accompagnatori adulti riscoprono la gioia di venir sommersi da ondate continue di sana allegria, contagiati dalle gag dei simpaticissimi Minion (i “cilindretti gialli” dai grandi e furbissimi occhi), dalla tenerezza delle tre orfanelle adottate da Gru, che l’hanno fatto diventare persino buono e dalla sua nuova compagna di avventure, la determinata Lucy Wilde della Lega anti Cattivo, magnificamente doppiata dalla cantante Arisa. Insieme dovranno scoprire e sconfiggere il capo di una terribile organizzazione criminale segreta, abilmente doppiato dall’attore Neri Marcorè.
«In una società che ti chiede sempre un risultato – dice Max presentando il film – è come aprire il cassettone della nonna, con gli odori di una volta». «Io mi sento proprio un cartone animato – gli fa eco seria Arisa – è fantastico dare vita a questi corpicini aggraziati». Giusti per il doppiaggio non ha seguito la traccia data negli Usa all’originale. «È stato costruito su un extracomunitario dell’Est Europa, non mi sembrava opportuno. Steve Carrell l’ha fatto cattivissimo, io invece gli ho dato un cuore di bronzo. In Italia il politicamente scorretto un po’ fa paura, volevo dargli un’anima più ingenua, che fa innamorare i bambini. I Minion hanno una loro forza, c’è dietro un grandissimo lavoro e credo saranno i protagonisti assoluti della prossima pellicola».
All’attore romano (che in primavera porterà al Teatro Sistina la sua commedia Di padre in figlio, dove passerà ironicamente e malinconicamente in rassegna gli anni dal ’70 a oggi), questa favola piace perché, dice, non è smielata, fa i conti con la realtà. «La sfida di questo cartone è anticipare ai bambini qualcosa della nostra vita vera contemporanea. Ci fa fare i conti con noi stessi, tutti noi genitori non vorremmo che i figli crescessero, per non togliergli l’illusione che il mondo è bellissimo. Spiega che siamo noi gli artefici del nostro destino». Lo spettacolo teatrale, assolutamente comico, annuncia Giusti, si pone la domanda se quando si diventa padri si smette di essere figli. «Per le donne sarà una buona occasione per conoscere meglio noi maschi».
Arisa adora Lucy perché, spiega, «È una donna vera, incostante, simpatica, aiuta a formare le ragazze diversamente dalla pubblicità. È stato facile ritrovarmi nella sua essenza e scoprire dei colori della mia voce che prima del doppiaggio non conoscevo e che ora tiro fuori nei momenti giusti. Recitare è un viaggio fantastico – continua la cantante -, soprattutto quando come me lo scopri a 31 anni, e poi doppiando ti fai meno paranoie». Intanto prepara il nuovo album. «Dopo Amami – confessa – è difficile elaborare dentro di me qualcosa di ancora più profondo».