“Non si fa una fotografia solo con una macchina fotografica. Si portano nell’atto fotografico tutte le immagini che si sono viste, la musica che si è ascoltata, le persone che si sono amate. Il tempo dimenticato”. Vincent Peters spiega così la sua arte di catturare per immagini l’anima delle persone. I bellissimi scatti in bianco e nero del fotografo che ha reso immortali celebrities, brand e campagne pubblicitare in tutto il mondo, sono esposti a Roma nell’imperdibile mostra Timeless Time, fino al 25 agosto a Palazzo Bonaparte.
Un racconto visuale personalissimo che ben spiega l’anima di chi, quelle foto, le ha scattate. Opere speciali, punti salienti della carriera artistica di Peters, che, come la trama di un film in bianco e nero, si riflettono attraverso un suggestivo gioco di specchi, lambite da una musica altrettanto accattivante.

Fotografie classiche, eleganti, senza tempo, di donne e uomini noti, tra i quali troneggiano numerosi primi piani di Monica Bellucci, ritratta in anni differenti, circondata, tra gli altri, dai volti di Christian Bale, Vincent Cassel, Laetitia Casta, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, David Beckham, Scarlett Johansson, Milla Jovovich, John Malkovich, Charlize Theron, Emma Watson e Greta Ferro. Scatti realizzati tra il 2001 e il 2021 dal cinquantacinquenne fotografo tedesco che, usando un’illuminazione impeccabile, eleva i suoi soggetti a una posizione che spesso trascende il loro status di celebrità.

“Nella fotografia cerchi, selezioni e porti via sempre….Se prendi queste decisioni, la fotografia sarà sempre un viaggio alla scoperta di te stesso. Condividere il mio lavoro con gli altri è come una conversazione….non contano le parole che scambi, ma la sensazione con cui te ne vai. L’inconscio incontra il conscio nell’atto della fotografia”. Spiega ancora l’autore nei panel affissi alle pareti delle sale che ospitano la mostra.
Sono “frammenti di una storia che dura oltre lo scatto fotografico, come fosse una pellicola in bianco e nero – sottolinea Maria Vittoria Baravelli, curatrice della mostra-. Peters indaga l’ombra del sogno , scatta, cattura, ma come farebbe un regista più che un fotografo”.