Trent’anni dopo Paolo Virzì ha una botta di nostalgia per quel suo Ferie d’Agosto girato a Ventotene che ben inquadrava vizi e virtù dei componenti le famiglie Molino e Mazzalupi, agli antipodi per gusti, cultura, appartenenze sociali. Ha dunque riunito la storica combriccola di attori, orfana purtroppo degli immaturamente scomparsi Fantastichini e Natoli, per ripercorrere le vicissitudini dei protagonisti mostrandoli come sono diventati, nel nuovo film Un altro Agosto, scritto col fratello Paolo Virzì e Francesco Bruni, che invaderà più di 400 sale dal 7 marzo.
Per rinfrescare le storie, A Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Paola Tiziana Cruciani, Raffaella Lebboroni, Gigio Alberti, per citarne alcuni, il sessantenne regista toscano ha affiancato un maestro della commedia come Christian De Sica e il bravo Vinicio Marchioni. Ma non è bastato per ricreare il sapore del primo film, per far capire a chi non l’aveva visto allora cosa sarebbe successo anche stavolta nello scontro tra questo manipolo di esaltati di due mondi opposti per estrazione socioculturale. Ne è uscito un guazzabuglio logorroico e poco appassionante, che schiaccia l’acceleratore sulle moderne storture social, sulla nostalgia alla soglia del tramonto fisico dei protagonisti per le occasioni perse, sull’attaccamento maniacale per certi valori, non riuscendo però a far provare nostalgia per un periodo storico ingloriosamente sepolto dall’attuale inetta classe politica.
Peccato per De Sica che ultimamente ha dato prova di attore a tutto tondo, tornare a vestire i panni del solito cialtrone dei cinepanettoni che qui ha conquistato la vedova Ferilli millantando un benessere economico inesistente. La complessata nipotina Sabbri rimasta bruttina, ha scalato le vette dei social diventando una potente influencer e sbarca sull’isola storica con nugoli di followers che assisteranno al suo matrimonio con l’arrampicatore supertatuato Marchioni. Lo scontro tra i due nuclei famigliari si ripresenta come in passato per motivi politici. Ma Orlando fa solo tenerezza a vederlo ancora abbarbicato alle sue posizioni, ormai troppo rimbambito e in fin di vita (come la sua sinistra). Insomma chi aveva sorriso trent’anni orsono alle avventure di questa folla variopinta resterà con l’amaro in bocca. Chi non li aveva conosciuti in passato stenterà ad affezionarsi a loro, che rappresentano purtroppo un presente che vorremmo abitato da una società migliore. Ma, purtroppo, almeno nel dipingere uno squallido quadretto umano, Virzì ha ancora una volta fatto centro.