I medici scontrosi, geniali, tossici continuano a spopolare in tv. Ne è stato contagiato anche Clive Owen che in quei panni ha preso la via del piccolo schermo.
Il cinquantenne attore britannico è in onda sull’emittente statunitense Cinemax come John Thackery, un brillante chirurgo dei primi ‘900, arrogante e politicamente scorretto. Una sorta di antenato del dottor House, geniale, solitario, scostante, razzista, dipendente dalle droghe, protagonista di The Knick di Steven Soderberg, l’ avvincente serie in dieci puntate targata Hbo che approderà in Italia su Sky Atlantic dall’11 novembre, e della quale sono già in cantiere altre dieci puntate.
Ennesimo esempio di come certa serialità televisiva non abbiano più nulla da invidiare per originalità e qualità ai prodotti per il grande schermo. “La tv sta crescendo, riesce a fare quello che il cinema faceva una volta – dichiara Soderberg (vincitore l’anno scorso di un Emmy per la serie Hbo Dietro i candelabri). E’ per questo che molti registi cinematografici stanno gravitando verso questo mondo, oltre che per la varietà delle storie, e la libertà che il mezzo consente. Quando qualcuno mi sottopone un’ idea, oggi sono molto più incline a pensarlo come prodotto per la tv”.
Con The Knick il regista-sceneggiatore ha tracciato un affresco “moderno” della New York di inizio secolo, un’epoca attraversata da formidabili progressi scientifici e tecnologici, ma ancora segnata profondamente da conflitti sociali e razziali. Un medical drama ambientato all’interno dell’ospedale Knickerbocker , frequentato prevalentemente da poveri e immigrati, cavie inconsapevoli degli esperimenti del dottor Thackery, che studia con fervore i cadaveri per poi sperimentare sui vivi nuovi metodi operatori, non sempre con esito positivo e nuovi anestetici, tra cui la cocaina, dalla quale è diventato dipendente. Un ambiente profondamente corrotto dove ispettori sanitari e portantini prendono mazzette per accaparrarsi malati e defunti. Insomma, i vecchi “vizzi” ereditati dalla moderna sanità.
Owen (protagonista e produttore esecutivo della serie con Soderberg) è da sempre interessato a interpretare personaggi complessi e fuori dalle righe, come questo medico ossessionato dal progresso ma anche fragile vittima del suo stesso genio, simbolo di questo periodo storico ricco di luci e ombre. Diventerà primario, rendendo la vita assai dura al nuovo “vice”, carico di titoli, ma nero.
“Non volevo impegnarmi per così tanto tempo, non amo ripetere a lungo un personaggio – racconta l’attore presentando la serie al Festival del Film di Roma -, ma la sceneggiatura era straordinaria mi ha galvanizzato. Non avevo mai letto una storia così originale, ambientata nel passato, con un personaggio brillante e pieno di difetti, dovevo renderlo gradevole”. Anche quando è in preda agli effetti degli stupefacenti? “La cocaina allora non era illegale, era un grande anestetico – spiega Owen -, ci sono voluti anni per capire che dava dipendenza. Mi ha appassionato quest’uomo, ogni scena è alimentata dal suo stato, dal suo equilibrio del momento”.
Soderberg ha riprodotto alla perfezione costumi, ambienti, strumenti medici allora in uso, mostrando con tale dovizia di particolari le cruentissime fasi degli interventi chirurgici da farli sembrare veri. “Un medico ci indicava come fare, per essere credibili dovevamo ripetere fedelmente le varie fasi delle operazioni, non avevo tempo di impressionarmi. Soderberg ha un punto di vista unico che devi seguire per ottenere il massimo” confessa Owen, che si è preparato consultando libri e foto dell’epoca e annuncia per la seconda serie sviluppi folli, selvaggi.