Essere genitore fa parte della natura dell’essere umano. E non esserlo? Cosa è naturale e cosa contro natura? Su questi temi si interroga Fabio Mollo nel film Il Padre d’Italia, con Luca Marinelli e Isabella Ragonese, nelle sale dal 9 marzo.
Nel suo secondo, originale e assai ben fatto lungometraggio, il trentaseienne regista calabrese cerca di riflettere e far riflettere su uno dei temi centrali della nostra società e in particolare della sua generazione: il futuro. Un futuro precario, rappresentato principalmente dal momento in cui si smette di essere figli e si comincia a diventare genitori.
Una coinvolgente commedia umana dai toni drammatici, mitigati da momenti di leggerezza che strappano anche qualche risata. Un on the road con protagonisti il trentenne Paolo, sconvolto da pene d’amore remote e recenti e la coetanea Mia, una sbandata sedicente cantante, incinta e senza fissa dimora. S’incontrano una notte per caso in discoteca, un improvviso malore di lei li avvicina, partiranno insieme per un viaggio da Torino alla Calabria alla ricerca delle radici, e di se stessi.
“Essere genitore fa parte della natura dell’essere umano: la continuazione della specie, il patto di un amore, la voglia di amare. E non esserlo? – si chiede Mollo -. Allora, cosa è naturale e cosa contro natura? Una donna che non vuole figli? Un omosessuale che vorrebbe essere padre? Esiste una natura diversa per gli eterosessuali e gli omosessuali? Cos’è l’istinto materno ed esiste un istinto paterno? Questo è un film sull’amore puro e forte, senza limiti, che supera le barriere, la sessualità – spiega il regista presentando il film a Roma con i protagonisti -. Paolo e Mia son completamente diversi l’uno dall’altra, ma portano dentro queste stesse riflessioni e le affrontano assieme in un folle viaggio da un estremo all’altro, non solo dell’Italia, ma anche di se stessi, per esplorarsi fino in fondo e capire cosa vuol dire essere adulti, diventare genitori e costruire un futuro. Si confrontano con la famiglia tradizionale, sfuggendola e accettandola, scoprendo il loro irrefrenabile desiderio di vivere”.
“E’ il viaggio di due angeli custodi l’uno dell’altra, a ruoli invertiti” spiega Ragonese, spaventata all’inizio da un ruolo per lei insolito ma attraente. Marinelli è stato subito colpito dalla sceneggiatura: “C’erano esplosioni emotive forti che mi hanno preso – confida -, l’amore gigantesco che crei rispettando te stesso, un tema nuovo per il nostro cinema, trattato con grazia, senza puntare il dito contro nessuno”.
Lontano anni luce dalle solite, recenti, insulse commedie italiane, il film dimostra che ci sono ancora registi capaci di far riflettere, commuovere e divertire, penetrando con misura e delicatezza nel nocciolo del ruvido quotidiano, senza scivolare mai nella banalità.