I rapporti tra genitori e figli durano tutta la vita, è difficile prendere le distanze. Ne è convinta la regista tedesca Maren Ade che prende spunto da una realtà che ben conosce per affrontare in modo comico e grottesco il tema della famiglia in Vi presento Toni Erdmann, che Valerio De Paoli porta nelle nostre sale dal 2 marzo. Un film che sdogana l’umorismo tedesco parlando, forse un po’ troppo a lungo (2 ore e 42 minuti), dell’attuale disconnessione umana. Al centro c’è Ines (Sandra Huller), una giovane e bella donna in carriera che non dà spazio ai sentimenti, fino a quando nella sua ordinata, gelida e rampante vita non irrompe il padre (Peter Simonischek), un bizzarro burlone che ama i travestimenti e le scombussola completamente la vita.
La pellicola punta sull’umorismo e sulle situazioni imbarazzanti, volutamente create dall’ incontenibile genitore per far uscire la sua aggressività. La base drammatica della storia lascia il posto a una gustosissima commedia quando lui, per disperazione, cerca una via di comunicazione nuova con la figlia, calandosi con un’assurda parrucca e denti finti nei panni di un’altra persona. L’imbarazzo è il risultato di alcune situazioni paradossali che si dipanano tra il banale del vivere quotidiano. “Non immaginavo scatenasse tante risate – spiega la regista presentando il film a Roma -, per me il film era molto malinconico. Ho tentato di ridurne la durata – si giustifica-, ma accorciandolo certi momenti perdevano di intensità”.
Per mettere a fuoco il personaggio di Ines ha ascoltato molte donne manager di quella età. “La maggior parte si dice contenta, malgrado la solitudine che a volte la carriera comporta – racconta-. Non sono una femminista, non avevo una precisa intenzione di criticare l’atteggiamento sessista nel mondo del lavoro”, però lo fa, e bene.
Ha girato a Bucarest perché mettere i due protagonisti lontani da casa, sganciati dalle costrizioni degli ambienti familiari, enfatizzava il loro conflitto. “Ambientare la storia in Romania ci ha permesso di sottolinearne anche un aspetto politico. La libertà per la quale la generazione del padre ha lottato, ha di fatto spianato la strada al capitalismo sfrenato. Perciò lui ha attrezzato sua figlia di autostima, flessibilità, convinzione assoluta che non esistono limiti. Quando capisce in che cosa consiste il lavoro di Ines, i suoi antichi quesiti politici riemergono con violenza.
“Da tempo volevo fare un film sul rapporto tra padre e figlia che vogliono ritrovarsi, era inevitabile riferirmi alla mia famiglia -confessa Ade-. Anche mio padre è protagonista di gags, fa battute umoristiche e usa i denti finti per uscire dai suoi panni tradizionali. Peter è un bravissimo attore, abbiamo provato varie versioni prima di trovare il giusto equilibrio tra le sue due personalità. Il mio film non è tanto un appello a lasciarsi andare quanto un incoraggiamento a essere sinceri”.