Come reagiscono gli esseri umani di fronte a una inaspettata catastrofe? Prova a rispondere il regista Ruben Ostlund col suo film Forza Maggiore, nelle sale dal 7 maggio, con Johannes Bah Kuhnke e Lisa Loven Kongsli. La pellicola (vincitrice del premio della giuria a Cannes) mostra una famiglia in vacanza sulle Alpi che rischia di essere travolta da una valanga. Il padre scappa in preda al terrore, mollando moglie e figlioletti. Quando tutto è finito, fortunatamente senza conseguenze, si troverà a far fronte alla vergogna di essersi abbandonato a un istinto primario come la paura. La sua reazione lo contringerà a fare i conti con se stesso e a dover lottare per riconquistare il suo ruolo di marito e padre.
Un film intenso, originale, con finale a sorpresa, che tra suspense e ironia coinvolge lo spettatore negli sviluppi della vicenda, rendendolo partecipe delle reazioni emotive dei protagonisti. Il talentuoso quarantunenne regista svedese (vincitore nel 2010 dell’Orso d’Oro a Berlino con il cortometraggio Incident by a Bank)si è ispirato a una storia vera, capitata ad alcuni amici, che ha colpito la sua immaginazione. Ha creato un dramma esistenziale in un villaggio sciistico perché, spiega, le vacanze sulla neve acuiscono la sensazione di avere il pieno controllo della propria vita. Con le vacanze poi, il capofamiglia medio ripaga i suoi cari della propria assenza nel resto dell’anno. In questo caso l’uomo deve confrontarsi con le forze della natura che mettono in luce quella parte selvaggia di sé dominata dall’ istinto di sopravvivenza.
Preparando il film Ostlund ha scoperto che in situazioni estreme la gente reagisce in modi del tutto inaspettati, spesso di grande egoismo. Studi al riguardo dimostrerebbero che buona parte delle coppie che sopravvivono alle catastrofi finiscono per divorziare. Secondo i canoni della nostra società, infatti, gli uomini dovrebbero proteggere donne e bambini, senza indietreggiare di fronte al pericolo. Invece, in queste situazioni, sembra siano proprio gli uomini a reagire più spesso fuggendo. “Viviamo su montagne russe emotive che ci spingono a indossare una maschera per non mostrare agli altri quello che siamo – sottolinea il regista -. Nel forte e inaspettato finale del film, per un attimo queste maschere sembrano cadere”.