L’horror “made in Usa” è morto all’inizio degli anni ’90, da quando gli autori non sono più riusciti a creare prodotti che avessero le caratteristiche necessarie per incollare alla poltrona lo spettatore per più di cinque minuti. Davanti a un genere in fin di vita, che ha bisogno di trasfusioni dall’estremo Oriente e da altre cinematografie per sopravvivere, facendo del “remake” una vera e propria industria, uno come Wes Craven, responsabile della reinvenzione dell’horror e, come alcuni sostengono, anche del suo definitivo declino, non può stare a guardare. Lontani i tempi del suo impegno politico quando Freddy Krueger uccideva i bambini in una strada che portava lo stesso nome di quella dove fu assassinato Kennedy e quando i coniugi Reagan diventavano i terribili inquilini ne La casa nera, Craven si evira del concetto stesso di arte, prendendosi gioco del genere stesso, parodizzandolo a limiti estremi. Il segnale era chiaro già nel 1996 quando lui e il suo inseparabile sceneggiatore Kevin Williamson scrissero il primo capitolo della trilogia Scream: colui che aveva dato una forma e un volto agli incubi degli americani alla fine degli anni ’70, ora aveva intenzione di beffarsene, mettendo a nudo i meccanismi di un cinema che aveva smesso di fare paura. In Cursed – Il maleficio Craven fa ancora di più, prendendosi gioco dei primordi, dei primi cult della Universal, quelli degli anni ’40, gli anni in cui i primi rudimentali effetti ottici trasformavano un Lon Chaney nell’immortale uomo-lupo.
In questo pseudo-horror, Christina Ricci e Jesse Eisenberg vengono assaliti in piena notte da un lupo mannaro; ne acquisiscono i poteri per il fatto di essere stati morsi e presto scoprono di non essere “esemplari unici”. Se non vi sembra questa una situazione abbastanza ridicola (dimenticatevi l’efficacia di film come Un lupo mannaro americano a Londra, The Howling o Wolf) aspettate di vedere quando il bullo della scuola si innamora di Jimmy (Eisenberg) dopo che quest’ultimo lo mette al tappeto usando i poteri della licantropia. Uno spreco di talenti soprattutto per Christina Ricci, qui decisamente sotto tono, e per Shannon Elizabeth (una delle bellezze più cliccate di Internet) tolta di scena dopo appena cinque minuti. Da uno come Craven che aveva risollevato il genere horror al di sopra della sua condizione di puro intrattenimento serale per ragazzi, non ci si sarebbe mai aspettato un teen-movie con evidenti scelte di montaggio volte ad aggiudicarsi il visto censura. Neanche i trucchi di Rick Baker, esperto in materia dopo Un lupo mannaro americano a Londra, forniscono qualche pregio al film. Cursed non fa sufficientemente paura per essere un horror e non fa abbastanza ridere per essere una commedia, in poche parole non è nulla.
di Alessio Sperati