Quando Danny De Vito si dedica alla commedia, nella storia c’è sempre una persona ‘di troppo’, sia essa una moglie, una madre, un personaggio televisivo o un’anziana quanto vitale co-inquilina. Dopo Getta la mamma dal treno (1987), Eliminate Smoochy (2002) e naturalmente La guerra dei Roses (1989) da lui diretti, il suo senso per la ‘black comedy’ non cambia. “L’eliminazione” è il suo marchio di fabbrica, e così anche in Duplex, (in Italia Un appartamento per due), dove una apparentemente innoqua vecchietta distrugge la vita di una giovane coppia, convinta di aver fatto un affare acquistando una splendida bifamiliare a Brooklyn, il racconto si evolve sui ripetuti tentativi di far fuori l’anziana signora e il suo variopinto pappagallo, che porta il nome del defunto marito. Considerando poi che la coppia è composta da Ben Stiller e Drew Barrymore, si parte da 1000 e si procede per sottrazione. La stellare comicità “fisica” di Stiller riesce a dare senso a gag altrimenti banali e prevedibili che strappano veloci sorrisi senza convincere a fondo: in effetti ci si sofferma più ad osservare le diverse espressioni dell’attore, e non si ride sulla loro causa. La Barrymore dimostra ancora una volta di saper creare sintonie con molti attori e diventare così la “spalla” perfetta: in Italia contemporaneamente a questo film esce anche il divertente 50 volte in primo bacio con l’attrice al fianco della coppia Adam Sandler / Rob Schneider, così da monopolizzare manifesti e giornali (le auguriamo anche i botteghini) per una settimana con un unico volto, il suo.
La vicenda alla base di Duplex è reale: in Francia nel 1965 un avvocato di 47 anni accettò di pagare la cifra mensile di 500 dollari per un bellissimo appartamento occupato da una donna novantenne, Jeanne Calment, fino alla morte di quest’ultima. Solo allora l’avvocato avrebbe riscattato la proprietà. Sfortunatamente per lui, Mrs.Calment si rivelò una delle donne più longeve del mondo, vivendo fino all’età di 122 anni. Morì un anno dopo il suo padrone di casa: l’avvocato si spense infatti nel 1997 all’età di 77 anni. La proposta di dirigere un film ispirato a questa vicenda, a dire della produzione, arrivò a De Vito quando già la coppia di protagonisti Stiller / Barrymore si era già messa al lavoro, e lui non tardò a trovarci dei probabili sviluppi comici. Tuttavia il neo di questo film sta nella poco convincente ‘traduzione’ filmica del fatto, e nella sua resa comica in fase di scrittura, con un Larry Doyle non all’altezza del resto dello staff. Questo simpatico produttore (è il suo primo film da sceneggiatore dopo qualche esperienza in alcune serie televisive) non riesce a dare una precisa dimensione alle parti e la comicità non dialogica ma fisica, tutta in pieno stile ‘Looney Tunes’, non sempre convince. In effetti se non ci fosse stato Ben Stiller, Duplex sarebbe stato forse improponibile sotto ogni aspetto. Molte volte è un regista a fare la fortuna di un film, in molti altri casi è l’attore protagonista, e qui non siamo nel primo caso.
di Alessio Sperati