La gabbia mucciniana è stata violata! La libertà di scelta vince su di un’esistenza coattiva e l’ombra di Pinocchio ricomincia a correre lontano. Un’immagine estasiante, di libertà interiore, di scelta sopra le righe. Sembra di rivivere il finale del Pinocchio di Benigni dove l’ombra del burattino si stacca dal suo corpo per correre libera, fuori da ogni coercizione. Forse non si può evitare di crescere, non possiamo nasconderci in eterno al richiamo delle responsabilità, ma forse possiamo decidere come e quando porci il problema. Questo è il grido divertente di Giacomo Ciarrapico alla sua opera seconda, che ci arriva come una lieta novella, umile ed efficace. Il suo uomo di punta, Andrea Sartoretti, è Matteo, un ragazzo come tanti, all’ennesimo anno fuori corso all’Università, con una cerchia di amici sfigati quanto lui e una schiera di lavori precari almeno quanto le sue relazioni. E proprio mentre sta per porre la parola fine alla sua storia con Stefania, ecco la rivelazione…una probabile paternità.
Ecco il dilemma, il bivio ed infine…la scelta. Eccomi qua è il grido di un bambino che nasce, di una donna che non vuole accanto un “padre a tutti i costi” e di un ragazzo che sente di avere “qualcosa” da raccontare. Qui il processo identificativo regista/protagonista si sublima e mentre Matteo sale su un palco e fa ridere, Giacomo (il regista) rallenta l’immagine e ci dà tempo di ricevere il suo messaggio di edificante e liberatoria indipendenza. Mario Monicelli ha notato come questo film sia riuscito a far riflettere divertendosi, un connubio difficile e pregiato. In effetti possiamo trascorrere quest’ora e mezza allietati dalle mimiche facciali di Sartoretti o attratti dalle sensuali movenze di Angelica di Majo, ma sicuramente non verremo turbati dalla visione di uno specchio ingrigito o da un fantasma di noi stessi che non conosciamo neppure. Liberati dalle gabbie mucciniane, fuori dagli schemi sociali, Eccomi qua si pone come una dichiarazione di esistenza semplice e fragile, un attestato di presenza all’esame del mondo. E noi lo promuoviamo…
di Alessio Sperati