Espiazione non è il film di una bellezza sconvolgente che alcuni hanno descritto. È piuttosto un film medio, indubbiamente ben confezionato ma senz’anima. L’originalità di una storia altrimenti banale (il solito amorazzo contrastato dalla guerra e da incolmabili distanze sociali) sta nel fatto di nascere dalla fervida fantasia di una bambina scrittrice in erba che crede di capire ciò che vede, causando invece terribili danni. I suoi fraintendimenti innescheranno una sterminata serie di eventi tragici cui sarò tardi rimediare. Le bugie/fantasie della giovane scrittrice causeranno disgrazie ineluttabili alla sua famiglia e a lei stessa, schiacciata dai sensi di colpa. Colpe da espiare, appunto come suggerisce il titolo. Più che di legge del contrappasso si può parlare di accanimento del destino. La punizione eccede la colpa, il finale tragico è fin troppo tragico (e scontato). Il film di Joe Wright gongola compiacendosi della crudeltà del fato. Peccando però di vanità. Esteticamente perfetto e affascinante come i suoi protagonisti (Keira Knightley e James McAvoy) quanto gelido e ridondante nei contenuti. Nulla di quanto narrato intriga né coinvolge lo spettatore. La storia d’amore tra i due è più un motivo per mostrare due giovani e bei corpi avvinghiarsi che non un plot narrativo convincente.
I due protagonisti risultano piatti, hanno ragione di esistere solo in quanto coppia sfortunata, come non godessero di una propria autonomia. A onor del vero protagonista è la bambina, in quanto motore del dramma. Grande assente è l’identificazione con un personaggio tanto odioso quanto sinistro. La piccola ha tutte le caratteristiche della sociopatica, totalmente distaccata dal mondo reale con cui pure deve fare i conti, fredda e ostile con la realtà quanto generosa e passionale con la fantasia. Un personaggio piatto nonostante gli sforzi di renderla, ormai adulta (interpretata da Romola Garai), quasi una vittima di se stessa divorata dai rimorsi. La sua immaginazione l’aiuterà infine ad esorcizzare i suoi peccati e forse a vivere meglio, grazie alla scrittura espierà finalmente le sue colpe. Almeno questo è ciò che il regista vorrebbe farci credere. La sensazione finale è però che la protagonista (interpretata da vecchia da Vanessa Redgrave) abbia passato la sua intera esistenza più che a espiare le sue colpe a cercare di rimuoverle fingendo che non esistano, gettando così benzina sul fuoco. Alla fine l’unica vera espiazione è quella dello spettatore costretto a sorbirsi due ore di un film noioso e senza ritmo che cadrà nell’oblio di tante pellicole da sabato pomeriggio.
di Claudia Lobina