Dal folle trio di produttori di Road Trip e Old School Alec Berg, David Mandel e Jeff Schaffer, una nuova spensierata commedia goliardico-demenziale dai toni vacanzieri, collocabile a metà strada tra American Pie e National Lampoon’s European Vacation. Scotty, un neo-laureato americano viene mollato dalla bella Kristen “Smallville” Kreuk e cerca consolazione in un sua conquista d’oltreoceano, la tedesca Mieke, conosciuta in chat e creduta un uomo per più di un anno. Il gruppo parte quindi con destinazione Berlino, ma prendendola molto, molto alla larga. Tra i protagonisti del “viaggio” nessuno si distingue per sagacia interpretativa, eccetto forse quella Michelle Trachtenberg di Buffy – L’ammazzavampiri, unica sempre in sintonia con i vari ambienti ed in grado di dare un senso in questo contesto alla parola recitazione. Tutta la comicità di Eurotrip trae ispirazione dalla grossolana esagerazione dei tratti caratteristici dei paesi visitati e si basa sull’uso incondizionato degli stereotipi: gli Hooligans in Inghilterra, la droga e i locali notturni in Olanda, la desolazione della Slovacchia e il Vaticano per l’Italia.
Illustri comparse arricchiscono una altrimenti povera scenografia: Matt Damon nel ruolo di un cantante punk, Vinnie Jones in quello di un Hooligan, Xena come “dominatrice” sadomaso e David Hasselhoff a fare da sfondo musicale per una scena d’amore. Il facile humor tratto dall’interazione tra i protagonisti e gli abitanti luoghi visitati sfocia spesso nell’eccesso: non che si veda chissà che, ma gli sketch vengono mandati così alla lunga (vedasi la lotta tra i robot in Francia) che l’ilarità iniziale viene soffocata dalla reiterazione. Il doppio finale (presente nel dvd) denota non, a nostro avviso, un eccesso di fantasia, ma un’incertezza in fase di sceneggiatura, che si percepisce per altro in quasi tutto il film: possiamo iniziare a vedere Eurotrip da qualsiasi momento, senza avere grandi difficoltà di comprensione. Oltretutto alcune gag sono state rovinate in fase di doppiaggio: il passeggero che importuna la compagnia sul treno verso Parigi, che è in realtà un mediorientale e si rivolge agli sventurati compagni di viaggio con uno sgraziato accento italiano, ostinandosi a coprire le sue malefatte con quei suoi «mi scusi, mi scusi», diventa troppo facilmente un loro connazionale. Non che la versione originale sia di molto migliore, beninteso, ma se quelle poche gag presenti le storpiamo pure, del film non resta che un’idea di quello che avrebbe potuto essere.
di Alessio Sperati