Manuel e Claudio sono due “zarri” della periferia milanese. Sono amici da sempre e da sempre si incontrano con i coetanei del quartiere sulle panchine di piazza Gagarin, passando le ore a chiacchierare, fumare spinelli e a sentirsi uomini vissuti pur avendo solo vent’anni. Proprio quella piazza, che per anni è stata tutto il loro universo e che si sta trasformando in un luogo di tensioni sociali tra gli immigrati e i residenti, comincia a star loro stretta, complice l’arrivo di Maja, per la quale entrambi perderanno la testa. Inizia così Fame chimica, pellicola d’esordio di Paolo Vari e Antonio Bocola che, dopo aver indagato già nel 1997 nel mondo giovanile delle periferie suburbane con l’ omonimo documentario, senza moralismi portano ora sul grande schermo le problematiche, le speranze e le disillusioni dei cosiddetti “ragazzi difficili”, quelli che il sabato si sballano in discoteca con le pasticche di ecstasy e che di giorno rubano motorini pur di sentirsi grandi, pur di evadere da una realtà grigia ed opprimente che sentono ineluttabile. Il film non esprime giudizi né dipinge i giovani delle periferie come vittime; si limita invece a raccontarne le storie in modo realistico, con un linguaggio fresco e vero, anzi con lo slang tipico dei “plazari”, cioè i frequentatori della piazza.
Da lì vengono anche gli attori, quasi tutti non professionisti, e praticamente interpreti di se stessi. E’ questo il caso di Matteo Gianoli che ha regalato una grande spontaneità al personaggio di Manuel, il tenero bullo della situazione. Viene invece dal teatro l’altro protagonista, Marco Foschi, destinato ad una carriera brillante, bravo com’è. Il suo è il ruolo di Claudio, che si ribella all’idea che per ognuno esiste una strada prestabilita a seconda della classe sociale a cui appartiene e che pensa perciò che valga la pena correre dei rischi pur di trovare una via diversa. Accanto a loro Valeria Solarino (già vista in Che ne sarà di noi ) è l’ accattivante interprete femminile che, con il fascino enigmatico della ragazza controcorrente, cattura l’attenzione e i cuori dei due amici. Il vero punto di forza di Fame chimica è comunque la colonna sonora, curata da Luca “Zulù” Persico dei 99 Posse con la partecipazione di Pino Daniele, Al Mukawama, Zion Train, il gruppo ‘E Zezi, Subsonica, Ludovico Einaudi, Royalize. Il film merita di avere successo anche per le modalità con cui è stato prodotto: il 56 per cento del budget (che ammonta a circa 900 mila euro) arriva dalla cooperativa Gagarin, costituita dai componenti del cast e della troupe, che hanno accettato di essere retribuiti tutti allo stesso modo a patto di diventarne comproprietari. La quota restante viene da altri finanziatori privati, tra cui la Ubu Film e la televisione svizzera. Un esperimento coraggioso di cinema indipendente che promette di cogliere nel segno.
di Patrizia Notarnicola