Cambiamento e rinascita, una donna di fronte a un mistero, sono al centro di 3/19, il nuovo film di Silvio Soldini, con Kasia Smutniak. Il caso, la memoria, l’identità, la vita e la morte, la ricchezza e la povertà, il prendersi cura degli altri e di sé, l’elaborazione di un lutto, sono gli ingredienti di questo intenso thriller psicologico, nei cinema dall’11 novembre con Vision Distribution. Un travagliato viaggio interiore, che come una profonda, lenta, accurata seduta psicoanalitica, alla fine porterà la protagonista a uscire dal vuoto in cui si è rinchiusa per sanare una ferita del passato, capire chi è veramente e che cosa vuole.
La storia ruota intorno a Camilla, avvocatessa di successo con una figlia ormai grande (Caterina Forza). In una notte di pioggia a Milano, un incidente stradale, di cui forse è responsabile, la coinvolge in un’indagine che la porterà molto lontana dai luoghi che è abituata a frequentare. Al suo fianco c’è Bruno (Francesco Colella), direttore dell’obitorio, con cui Camilla, mentre cerca di ricostruire la vita di un estraneo, scopre sé stessa.
“Un incidente cambia la vita di una donna. Ma non è lei la vittima. Ne è la causa, sebbene involontaria – spiega Soldini, presentando il film a Roma con i protagonisti -. La sua vita potrebbe, o vorrebbe, andare avanti come se nulla fosse accaduto, in fondo si è solo rotta un polso. Invece piano piano dentro di lei si apre una crepa. Niente sarà più come prima. Il senso di colpa è un filo che lega insieme tutto il film”. La città sotto il diluvio diventa una terra di nessuno dove il destino della donna si scontra con quello di un ragazzo che viene da un altro mondo. Soldini ha ambientato la storia nella Milano contemporanea, con ai piani alti la finanza, gli investimenti da milioni di euro; a livello strada la diversità, la povertà e l’accoglienza.
La rinuncia a certe ambizioni non è una sottrazione nella propria vita, dimostra Smutniak nel film, con la sua eccezionale interpretazione. “Recito istintivamente, ogni volta è una sfida, l’elaborazione del lutto è nel mio bagaglio emozionale – confida -. Ho curato molto i dettagli per far emergere il cambiamenti emotivo del personaggio, puoi vivere in una ‘bolla’ per una vita intera, il percorso per riscoprirsi è molto forte”.
L’attrice polacca (che perse il compagno e padre della sua prima figlia, Pietro Taricone, in un tragico incidente) è molto impegnata in prima persona nel sociale. “Undici anni fa ho creato una Onlus con cui abbiamo aperto una scuola in Nepal – racconta-. Un piccolo gesto ma che ha cambiato la vita di intere famiglie. C’è tanto da fare, prendersi cura degli altri, in fondo, è prendersi cura di noi stessi”.