Una commedia drammatica, di denuncia su temi d’attualità quali l’integrazione multietnica, l’invadenza dei Social e il cinismo della Tv spazzatura, la porta al cinema Franco Nero, regista e protagonista del film L’uomo che disegnò Dio, che ha scritto con Lorenzo De Luca e Eugenio Masciari, prodotto dal figlio Louis Nero. Al suo fianco recitano Stefania Rocca, Robert Davi, Kevin Spacey, Faye Dunaway, Massimo Ranieri, Diana Dell’Erba, Vittorio Boscolo, Simona Nasi, Andrea Cocco, Diego Casale, Wehazit Efrem Abraham, Isabel Ciammaglichella, accompagnati dalle suggestive musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia.
Protagonista di questo intenso, coinvolgente dramedy è Emanuele, un anziano cieco solitario con la capacità di ritrarre chiunque semplicemente udendone la voce. Nessuno conosce questa “magia”, tranne la sua assistente sociale e gli studenti della scuola serale dove insegna disegno. La sua vita viene sconvolta quando due immigrate africane, madre e figlia, si trasferiscono da lui occupandosi in cambio della casa. La giovane lo filma col telefonino mentre sta disegnando un suo ritratto, lo posta online e quella “magia” diventa virale. Emanuele viene invitato al Talent Circus, uno show televisivo che scopre e sfrutta persone con doti speciali, ne diventa la star di punta, vorrebbe poter aiutare l’associazione umanitaria che lo assiste, ma con la fama e il denaro iniziano anche i problemi. Vorrebbe tornare alla sua vita solitaria, sperando che le persone possano ricominciare a provare sentimenti veri come la compassione e la solidarietà.
“L’insegnante è un uomo quasi invulnerabile, una sorta di ‘Samurai’ non-vedente, ma capace proprio per questo di ‘vedere’ gli altri con un’immediatezza sovrannaturale, grazie al suo misterioso dono di ritrattista – spiega Franco Nero -. Il film si ispira al neorealismo italiano, alla letteratura dei Gadda, Sciascia, Scerbanenco, alle dottrine filosofiche heideggeriane, e pone un quesito: avere il dono della vista per poi sprecarlo con la TV-spazzatura e i social è meglio che vivere nelle tenebre in cui si può ‘vedere’ un mondo ideale?”.