Il suo nome è Roddy, Roddy St. James. Indossa un elegante smoking, vive in un raffinato appartamento di Kensington a Londra, conduce una “dolce vita” tra macchine di lusso e “bambole” bionde dalla procace e plastificata perfezione, ma è un piccolo e viziato topo da compagnia troppo solo e malinconico. Dalla fantasia e collaborazione degli studi Aardman e DreamWorks ( gli stessi a cui si deve il successo dei due premi Oscar Shrek e Wallace & Gromit: la maledizione del coniglio mannaro) nasce questo particolare action cartoon, le cui situazioni esilaranti debbono la loro riuscita ad una geniale fusione tra lo stile caratteristico e più tradizionale della Aardman e la sofisticata animazione al computer della DreamWorks. Eppure, nonostante questo matrimonio artistico tra Stati Uniti e Inghilterra, l’intero film ha una connotazione ed un respiro profondamente britannico. Dall’ambientazione ( Londra è praticamente descritta da sopra e sotto ), fino alla scelta caduta su Hugh Jackman e Kate Winsletper dar voce ai protagonisti, tutta la commedia parla con un chiaro accento britannico alleggerito da una dissacrante ottica americana. Da qui il piacere di Roddy di giocare allo 007, od il bizzarro gusto inglese per un collezionismo kitsch, mentre Rita, l’inaspettata compagna di avventure dell’elegante e sbigottito topo, strizza l’occhio ad una Indiana Jones in gonnella.
Al di là della perfezione tecnica e dei metodi di realizzazione utilizzati ( l’animazione computer generetad image è stata scelta per ricreare tutti gli ambienti in cui era prevista presenza d’acqua, e la tecnica stop-motion per realizzare il look di ogni personaggio), ciò che regala forza ed anima a questa avventurosa commedia animata è la precisa caratterizzazione e l’ottima scrittura attraverso le quali ogni “attore” è riuscito ad occupare uno spazio narrativo preciso e tangibile. Quasi con sorpresa bisogna ammettere che in questo caso specifico la rappresentazione del cattivo si colloca all’interno della vicenda come un quid in più, capace di apportare il vero sense of humor. Dal dramma esistenziale del Rospo ( cattivo dall’aplombe shakesperiana ), che dopo una giovinezza sfavillante come animale preferito di un piccolo e viziato Principe Carlo viene drammaticamente sostituito da un topo e gettato nella toilette reale (motivo per il quale sogna una distruzione di massa per i roditori in questione), al personaggio di Le Ranocchiò, mercenario altezzoso e dall’ inconfondibile accento francese, che con una certa dose di auto ironia ( nella versione originale la voce è di Jean Renò) mette in scena tutti i vizi e luoghi comuni di cui sono imputati i suoi connazionali, i così detti cattivi presentano le sfumature più interessanti. Il risultato finale conduce ad un’ animazione matura e complessa, oramai sempre più capace di aprire il mondo della fantasia ad uno sguardo adulto, senza perdere la forza ammaliatrice della magia.
di Tiziana Morganti