La voglia di uscire dalla mediocrità della propria vita attraverso la facile popolarità offerta dalla Tv la mette bene a fuoco Gabriele Salvatores nel film Comedians, nei cinema dal 10 giugno con Natalino Balasso, Christian De Sica, Ale e Franz, Marco Bonadei, Aram Kian, Walter Leonardi, Giulio Pranno, Vincenzo Zampa, Demetra Bellia, Elena Callegari, prodotto da Indiana Production con Rai Cinema.
Un film severo, malinconico, da un testo che unisce comico e drammatico, con elementi di estrema attualità come la possibilità di abbracciare la bugia, tradire i propri maestri e affetti, ridere anche di cose terribili. Un film teatrale che ripropone fedelmente il testo scritto nei primi anni Settanta dal drammaturgo inglese Trevor Griffiths. Nel 1985 Salvatores lo portò al Teatro dell’Elfo di Milano con un cast di giovani attori (Paolo Rossi, Silvio Orlando, Claudio Bisio, Bebo Storti, Renato Sarti) dove fu replicato per tre anni.
La vicenda si sviluppa nella squallida aula di una scuola dove sei aspiranti comici, stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di standup comedy, si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le esibizioni iniziano e ogni comico sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, devoto a una comicità intelligente e senza compromessi o stravolgere il proprio numero per assecondare il gusto molto meno raffinato dell’esaminatore? O forse cercare una terza strada, di assoluta originalità?
Probabilmente condizionato dai tempi che stiamo vivendo, Salvatores ha visto emergere dalle parole di Griffiths delle persone sull’orlo del fallimento, pronte a tradire un’amicizia o un maestro, un’umanità minima che cerca in tutti i modi di sopravvivere, lottando senza sosta contro un destino avaro.
“In due settimane di prove con gli attori e il direttore della fotografia, ho messo praticamente in scena il testo come a teatro – spiega il regista, presentando il film a Roma con il cast -. Questo mi ha permesso di girare in ordine cronologico, seguendo la storia, con gli attori che sapevano tutto il testo a memoria, con lunghi piani sequenza, un’illuminazione che mi permetteva di muovere la macchina da presa a 360 gradi e, per la gioia dei produttori, in sole quattro settimane”.
Nella comicità televisiva si è sdoganato il politicamente scorretto, bisogna essere cattivi, sempre in disaccordo con l’ interlocutore. “Abbiamo bisogno di politici-padri come Balasso nel film, che si assumano le loro responsabilità. C’è una dicotomia tra bravura e successo – sottolinea Salvatores -, uno dei problemi di noi artisti è che devi cambiare sempre e non sentirti mai arrivato, l’ansia di non essere all’altezza ti fa sentire vivo”.