Il disagio giovanile nei film di Faenza e Rovere
Il cinema italiano punta sui “bamboccioni” ricchi e disadattati, nostrani e americani, che stentato a crescere. Due film sul tema approdano in sala: il 24 febbraio Un giorno questo dolore ti sarà utile di Roberto Faenza (presentato fuori concorso al festival di Roma) e a seguire il 2 marzo Gli sfiorati di Matteo Rovere distribuito da Fandango che l’ha prodotto con Rai Cinema. Due film profondamente diversi (nello stile e nel budget), ma uniti nel mostrarci ragazzi che stentano a fare il salto dall’adolescenza all’età adulta e, soprattutto, a relazionarsi con i genitori. Super schizzati quelli raccontati da Faenza, più normali, m ugualmente incapaci di aiutare i pargoli a saltare il fosso, quelli descritti da Rovere.
Faenza, per la sua costosissima pellicola made in Usa (girata a New York scomodando anche un paio di premi Oscar, coprodotta da Rai Cinema e distribuita da 01), ha messo le mani nell’omonimo bestseller di Peter Cameron per mostrarci questo moderno “giovane Holden” diciassettenne (Toby Regbo), asociale e assai scontento della sua vita, con una madre gallerista (il premio Oscar Marcia Gay Harden) che colleziona mariti truffaldini; un padre dedito ai lifting e alle minorenni (Peter Gallagher); una sorella ventitreenne impegnata a scrivere le sue memorie e a flirtare con uomini sposati assai più grandi di lei.
Per non parlare dei compagni di scuola (vere icone di quel fastidioso genere umano che non vorresti mai incontrare sul tuo cammino). Come non capire l’esigenza del sensibile e intelligente James di rifugiarsi dall’unica saggia di casa, la nonna materna Nanette (il premio Oscar Ellen Burstyn), un’ex ballerina, anche lei in rotta con la figlia. A rimettergli i piedi per terra una terapista (Lucy Liu) che lo riceve in cucina e lo analizza facendo jogging nei viali di Central Park. Immancabile l’happy end, ma quanto potrà piacere ai giovani (e non solo) questo ben confezionato ma prevedibile (e assai mal doppiato) feuilleton, difficile prevederlo.
Scenario diverso offre Rovere per “ammazzare” la famiglia del ‘mulino bianco’ e sdoganare il pubblico dei minorenni dai film alla Moccia. Il giovane regista ha attinto dall’omonimo romanzo scritto vent’anni fa da Sandro Veronesi attualizzandolo con una sceneggiatura che esce dalle convenzioni del cinema italiano, con scene d’incesto pienamente digerite dalla censura. Prodotto con Rai Cinema con meno di 3 milioni di euro, è ambientato a Roma dove vive lussuosamente il protagonista Mete (Andrea Bosca) e i suoi amici Damiano (Michele Riondino), immobiliarista sempre a caccia di donne e Bruno (Claudio Santamaria) con cui divide il lavoro di grafologo, separato con una figlia contesa, l’unico del gruppetto a dover fare i conti con la dura realtà.
A scombinare l’insulsa vita di Mete l’arrivo dalla Spagna della sorellastra Belinda (Miam Giovanelli) per il matrimonio dei genitori (il padre di entrambi inpalmera’ la mamma di lei dopo un ventennio) che lui non sopporta ma con la quale alla fine, dopo una storiaccia con la sciroccata Pr Beatrice (Asia Argento) rimorchiata in discoteca, riuscirà a imbastire un legame sentimentale che lo riavvicinerà al padre, un coattone non si sa come proprietario di antiche, fastose dimore.
«Il film ci rappresenta – spiega Bosca -, racconta i ragazzi d’oggi in un momento estremo, con leggerezza e profondità». «Gli sfiorati sono persone senza punti fermi – dice Santamaria -, che vivono le situazioni sempre in modo mutevole, come le loro personalità». «Conosco parecchie Pr da salotti romani dove se bene e se magna – aggiunge Asia Argento -, persone profondamente diverse da me. Capisco perché gli uomini scappano da lei, ma avrà la sua rivincita su questa becera romanità». «Roma è la protagonista aggiunta del film – sottolinea Rovere -. I profili dei suoi palazzi del centro storico visti dalla strada non sono mai diritti. Come i protagonisti del film, che fanno una guerra per possederli senza mai riuscirci».