È uno sguardo smarrito quello di William Hundert, stimato professore di storia dell’antichità nonché vicepreside del glorioso istituto maschile Saint Benedict: assieme alle foglie cadono i ricordi di quel lontano 1972, quando le gioie dell’insegnamento gli regalarono i primi dolori e la realtà soffocava placide illusioni. La storia della vita come lezione da imparare, il valore delle parole quali etica e morale, riecheggiano distanti nei toni appassionati e intensi de “L’attimo fuggente” (1989), senza tuttavia dimenticare i sogni dell’uomo. Il confronto con il bellissimo film australiano, non può essere fatto se non da un punto di vista squisitamente tecnico: li, il ragazzo di grandi speranze moriva assieme ai propri sogni, mentre qui, non solo sopravvive, ma si appresta a divenire una delle pedine fondamentali della nuova società. Quello che l’opera però non riesce a trasmettere è l’emozione, con scene di un tranquillo passato e un inquietante presente infarcito di menzogne e azioni poco nobili, fronteggiato dal coraggio e dalla lotta contro i mulini a vento di un cultore della virtù e della lealtà.
Micheal Hoffman traduce il racconto di Ethan Canin “The Palace Thief” in un affresco morbido e patinato, con scenografie incantevoli (viali alberati, edifici in stile gotico e fiumi navigabili) e una regia impeccabile.
Questo è il grande difetto del film, la mancanza di cuore: un’anima che non certo scompare sul volto di un bravissimo Kevin Kline, e di un altrettanto promettente Emile Hirsch nei panni dell’alunno indomabile.
Il voler denunciare però l’orrore dei tempi mostrando la società odierna, non aggiunge nulla di più a quanto di simile finora narrato, semmai infittisce la sceneggiatura di una serie di stereotipi privi di densità. L’attore americano (già formidabile in ruoli drammatici, lo si ricordi nel magnifico Grand Canyon di Lawrence Kasdan) ha dichiarato di aver voluto interpretare questo personaggio per fare un omaggio ai tanti cari maestri incontrati in gioventù (la vita del college non è poi così lontana dall’esperienza dell’attore) a dimostrare come queste persone sono le vere colonne delle scuola.
di Ilario Pieri