Un quadro incompiuto per dipingere, attraverso classici topos, il rapporto che abbiamo col denaro per poi parlare, però, d’amore; il vero motore della nostra vita. Altro che soldi!
Tante storie parallele che non si toccano, con molti personaggi che si sfiorano senza, però, incrociare i propri destini. Si vedono nei pub, in un ristorante, in un albergo ma ognuno prosegue per la sua strada. Il regista è un pittore distratto che definisce nei dettagli i protagonisti, disegna i personaggi, abbozza le comparse e lascia sulla tavolozza icone inespresse.
Ci sono tutti: il viscido taccagno (chiaramente pieno di soldi) che cerca di superare il complesso con l’aiuto di una prostituta di classe, il ricco vecchiardo che si libera delle sue sostanze patrimoniali per andare incontro alla vita, la giovane madre che non si lascia affascinare dalla sua ricchezza, l’adolescente ricchissima che vuole costruire con le sue mani il proprio futuro per dimenticare una eredità macchiata di cupa tristezza e poi lui, il prodigo guascone di Lione, afflitto da inguaribile generosità nei confronti delle persone che stima ma incapace di accettare. Usa i soldi come forma di comunicazione, dona soprattutto per affermare a questo mondo la sua presenza. Si intravede una madre di famiglia disoccupata pronta a barattare l’origine del mondo e le torte per la terapia del figlio, al medico la scelta.
Il regista ci risparmia il finale a camera chiusa (anche se nelle ultime battute il timore è forte) per ragalarci una galleria di persone che alla fine della storia non sono cambiate, non hanno subito nessuna evoluzione, nessuno sviluppo ma rimangono attaccate alle piccole consuetudini, all’insano rapporto col denaro come i colori ad olio che si seccano sulla tela per sfidare il tempo. Rimangono quelli che sono e che sono sempre stati: il tirchio, quello dalle mani bucate, quelli che vivono per lavorare, quelli che lavorano per spendere, quelli che spendono per esistere, quelli che vivono trasportati dal vento che il denaro e solo un mezzo di scambio. Su tutti la balsamica e intensa melodia dell’amore alla ricerca della felicità.
di Mario Riccardo Oliviero